Ambiente e semplificazione legislativa: un falso mito

Tra testi e provvedimenti "unici" e sfide perse nella corsa all'informatizzazione degli adempimenti (Sistri in primis), il traguardo della semplificazione legislativa in materia ambientale sembra destinato a rimanere inarrivabile. Prendendo spunto dal settore delle bonifiche (ma non solo), Carlo Bossi, chimico di Ambiente Italia Progetti, ci spiega il perché

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Il proliferare a livello legislativo di testi “unici”, autorizzazioni “uniche”, modelli “unici”, potrebbe far pensare che la semplificazione amministrativa abbia finalmente peso il sopravvento sulla gestione borbonica di ci soffre il nostro paese e che ci si sia finalmente avviati sulla strada della semplificazione.

E’ un vero peccato che i testi unici si risolvano nella semplice giustapposizione di norme spesso tra loro incompatibili e che esita il modello unico ma solo per i rifiuti.

L’imposizione dell’informatizzazione nel sistema amministrativo ha a sua volta generato mostri come il Sistri o improbabili portali per le istanze on line che risultano spesso incompilabili o necessitano di competenze informatiche e risorse umane di cui molte aziende, anche di grandi dimensioni,non possono disporre.

Che dire poi dell’introduzione, spesso lobbistica, di presunte procedure “semplificate”, quali l’art. 249 del Testo Unico Ambientale (aree di ridotte dimensioni) o l’art. 242 bis per i procedimenti amministrativi di bonifica; articoli che le stesse PA tendono a rendere inapplicabili o che nascondono tranelli che portano ad equiparare modalità di bonifica e tempi amministrativi con quelli delle procedure ordinarie.

Esaminiamo ad esempio l’art. 242bis, che elimina le autorizzazioni preventive alla bonifica. La procedura è di per sé penalizzante, in quanto gli obiettivi di bonifica sono le CSC e non le CSR. Ciò può ancora risultare vantaggioso se il progetto prevede comunque di dover scavare, rimuovendo la matrice contaminata. Tuttavia la norma privilegia espressamente il ricorso a tecniche in situ o on site che evitano lo scavo e conferimento in discarica del terreno scavato; inoltre se per far ciò si usano impianti che producono scarichi o emissioni (cosa del tutto probabile), il proponente deve richiedere autorizzazione preventiva in conformità con le relative norme settoriali. Dulcis in fundo: un esito sfavorevole (e non improbabile, se non altro per ragioni statistiche) del collaudo finale del fondo degli scavi, costringerebbe il proponente a iniziare di nuovo la procedura, ma questa volta in regime ordinario, vanificando la semplificazione autorizzativa. Dov’è allora la semplificazione?

La PA fa la sua parte nel complicare ciò che spesso non lo è. E’ qui che viene a mancare la vera semplificazione.

Si sottopongono a procedure di assoggettabilità a VIA bonifiche che non lo richiederebbero; ma c’è di più: nel corso dell’istruttoria vengono richiesti livelli di approfondimento che trasformano la verifica di assoggettabilità in una VIA in piene regola.

Le stesse procedure semplificate (artt.249 e 242bis) vengono spesso disincentivate e trasformate di fatto in procedure ordinarie.

Il timore di procedimenti giudiziari, associato alla frequente scarsa preparazione tecnica di funzionari, costituiscono elementi di imprevisto che rendono di fatto impossibile programmare i tempi e stimare i costi di una bonifica. Va da sé che la posizione di soggetto “controllato” dei titolari delle bonifiche blocca sul nascere ogni volontà di ricorrere o reagire nei confronti dei soggetti “controllanti”.

Il ”peso relativo” dei rischi penali nel campo della gestione dei rifiuti e delle bonifiche è a volte eccessivo e anziché disincentivare il malaffare incentiva la desistenza o la trasformazione di procedimenti tecnici ed amministrativi in procedimento giudiziari. La conseguenza è ovviamente il fatto che molti soggetti responsabili scelgono di annullare o ritardare progetti di sviluppo o di trovare soluzioni alternative, a prescindere dal loro impatto ambientale. Un esempio è lo sfruttamento della aree non edificate anziché della aree dismesse.

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