Ambiente: le integrazioni al fondo sviluppo e coesione 2014 – 2020

La dotazione finanziaria dell'integrazione al piano è pari a 116,4 milioni di euro

Con la delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica 22 dicembre 2017 (in Gazzetta Ufficiale del 21 giugno 2018, n. 142) è stata disposta l'integrazione del piano operativo Ambiente che rientra nel fondo sviluppo e coesione 2014 - 2020. Il piano (previsto dall'articolo 1, comma 703, lettera c), legge n. 190/2014 - legge di stabilità 2015) è stato integrato, come si legge nel testo della delibera, in accordo alle regole di governance e alle modalità di attuazione anche per ciò che  attiene al sistema di gestione e controllo, alle strutture organizzative di riferimento e alle connesse responsabilità gestionali.

La dotazione finanziaria dell'integrazione al piano è pari a 116,4 milioni di euro, così ripartita:

  • anno 2018: 14 milioni di euro;
  • anno 2020: 3 milioni di euro;
  • anno 2021: 5 milioni di euro;
  • anno 2022: 7 milioni di euro;
  • anno 2023: 15 milioni di euro;
  • anno 2024: 30 milioni di euro;
  • anno 2025: 42,40 milioni di euro.

A seguire il testo della delibera Cipe 22 dicembre 2017.

 

Delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica 22 dicembre 2017 

Fondo sviluppo e coesione 2014 - 2020. Integrazione  piano  operativo

Ambiente (articolo 1, comma 703, lettera c) della legge n. 190/2014).

(Delibera n. 99/2017). (18A04305)




                       in Gazzetta Ufficiale del 21 giugno 2018, n. 142




                    IL COMITATO INTERMINISTERIALE

                   PER LA PROGRAMMAZIONE ECONOMICA




(omissis)




                              Delibera:




  E'  approvata  l'integrazione  al  Piano  operativo  Ambiente   FSC

2014-2020 di competenza del Ministero dell'ambiente  e  della  tutela

del territorio  e  del  mare,  secondo  l'articolazione  indicata  in

premessa, allegato alla presente delibera di  cui  costituisce  parte

integrante.

  La dotazione finanziaria dell'integrazione al Piano e' pari a 116,4

milioni di euro ed e' posta a valere sulle risorse FSC 2014-2020 come

integrate dalla legge 11 dicembre 2016, n. 232.

  L'integrazione rimanda alle regole di governance e  alle  modalita'

di attuazione previste dal  Piano  anche  per  cio'  che  attiene  al

Sistema di Gestione e  controllo,  alle  strutture  organizzative  di

riferimento e alle connesse responsabilita' gestionali ed e' soggetto

alle prescrizioni e agli adempimenti disposti dalla  delibera  n.  55

del 2016 di approvazione del Piano.

  L'Autorita' politica per la coesione informera' il  Comitato  circa

le modalita' di rispetto del vincolo previsto dall'art. 1, comma 703,

lettera c), della legge n. 190 del 2014, che destina l'80  per  cento

delle  risorse  FSC  2014-2020  ai  territori   delle   Regioni   del

Mezzogiorno e il 20 per cento al Centro-Nord relativamente all'intero

Piano operativo alla luce della presente assegnazione.

  Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare

riferira' annualmente e, in ogni  caso,  su  specifica  richiesta,  a

questo   Comitato   sull'attuazione    degli    interventi    oggetto

dell'integrazione.

  Secondo quanto previsto dalla lettera  l)  del  citato  comma  703,

l'articolazione  finanziaria  della  presente  assegnazione   e'   la

seguente:

    anno 2018: 14 milioni di euro;

    anno 2020: 3 milioni di euro;

    anno 2021: 5 milioni di euro;

    anno 2022: 7 milioni di euro;

    anno 2023: 15 milioni di euro;

    anno 2024: 30 milioni di euro;

    anno 2025: 42,40 milioni di euro.

Allegato




  SEZIONE 1 - DATI FONDAMENTALI

   

+-----------------------------+-------------------------------------+

|                             |Codice Identificativo Piano          |

|ID_CODICE PROGRAMMA/PIANO    |"2017POAMBIENFSC"                    |

+-----------------------------+-------------------------------------+

|                             |Addendum al Piano Operativo          |

|                             |Ambiente - sotto piano "Interventi   |

|TITOLO DEL PROGRAMMA/PIANO   |per la tutela del territorio e       |

|                             |delle acque" - Delibera CIPE         |

|                             |n.99/2017                            |

|                             +-------------------------------------+

|TIPOLOGIA DI PROGRAMMA/PIANO |Specificare SE:                      |

|e COPERTURA FINANZIARIA (1)  |Piano FSC 14-20 [solo risorse FSC]   |

+-----------------------------+-------------------------------------+

|                             |Ministero dell'Ambiente e della      |

|                             |Tutela del Territorio e del Mare -   |

|AMMINISTRAZIONE TITOLARE     |Direzione Generale per la            |

|                             |Salvaguardia del Territorio e delle  |

|                             |Acque (STA)                          |

|                             +-------------------------------------+

|                             |Specificare SE il Piano riguarda:    |

|TERRITORIO DI RIFERIMENTO (2)|  1. Territori delle regioni piu'    |

|                             |  sviluppate ai sensi dell'intervento|

|                             |  comunitario 14-20 (Centro Nord)    |

+-----------------------------+-------------------------------------+

   

  SEZIONI 2 (STRATEGIA, STRUTTURA DEL PIANO  e  DATI  FINANZIARI),  3

(RISULTATI E LINEE DI AZIONE/AZIONI DEL PIANO) e  4  (GOVERNANCE  DEL

PIANO)

   

+----------------+--------------------------------------------------+

|ID_CODICE PIANO |Codice Identificativo Programma "2017POAMBIENFSC" |

|                +--------------------------------------------------+

|                |Addendum al Piano Operativo Ambiente - sotto      |

|TITOLO DEL PIANO|piano "Interventi per la tutela del territorio    |

|                |e delle acque"                                    |

+----------------+--------------------------------------------------+

   




  SEZIONE 2




  SEZIONE 2a - DIAGNOSI e STRATEGIA




  Con propria Delibera n. 25 del 10 agosto 2016, come noto,  il  CIPE

ha ripartito le risorse FSC 2014- 2020 disponibili e ha destinato 1,9

miliardi  di  euro  al  Piano  Operativo  afferente  l'area  tematica

"Ambiente",  individuando  inoltre  i  principi  ed  i   criteri   di

funzionamento e utilizzo delle medesime risorse FSC.




  Con la successiva Delibera n. 55 del 1 dicembre 2016,  il  CIPE  ha

approvato  il  Piano  Operativo  "Ambiente"   (PO)   FSC   2014-2020,

nell'ambito del quale, tra gli  altri,  e'  previsto  il  sotto-piano

"Interventi per la tutela del territorio e delle acque", in capo alle

competenze  della  Direzione  Generale  per   la   Salvaguardia   del

Territorio e delle Acque.  Nell'ambito  del  citato  sotto-Piano,  e'

previsto il finanziamento degli interventi  prioritari  e  strategici

riguardanti i temi del "Rischio  idrogeologico",  delle  "Bonifiche",

"Servizio idrico integrato" e "Qualita' dei corpi idrici".




  Gli investimenti programmati nel dicembre 2016 con il citato  Piano

Operativo, seppur  considerevoli,  si  sono  rivelati  sufficienti  a

garantire solo parzialmente la copertura  delle  numerose  criticita'

ambientali presenti sul territorio nazionale. Infatti,  in  occasione

delle  numerose  interlocuzioni  intercorse  con  le  Amministrazioni

regionali e locali nella fase di programmazione e condivisione  degli

interventi, sono emersi ulteriori fabbisogni che sono stati acquisiti

e  recepiti  al  fine  di  poter  attivare,  in  presenza  di   nuove

disponibilita' finanziarie, una nuova fase programmatica.




  A tal riguardo, come gia' condiviso  nell'ambito  della  Cabina  di

regia del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione del 19  dicembre  2017,

la presente integrazione al Piano  Operativo  Ambiente  -  sottopiano

"Interventi per la tutela del territorio e  delle  acque",  approvato

con Delibera CIPE n. 55/2016, recepisce gli ulteriori  fabbisogni  di

interventi rappresentati da alcune Regioni e dalla Provincia Autonoma

di Bolzano  per  i  quali  non  era  stato  possibile  prevederne  il

finanziamento nel Piano Operativo approvato a dicembre 2016.




  Nello specifico il presente Addendum e' finalizzato  all'attuazione

di un programma di interventi strategici relativi  ai  seguenti  temi

prioritari/settori  "Servizio  idrico   integrato"   e   "Cambiamento

climatico, prevenzione e gestione dei rischi  ambientali",  a  valere

sulle risorse residue del Fondo per lo  Sviluppo  e  la  Coesione  ex

Legge di Stabilita' 2014 (Legge n.147/2013).




  Con riferimento  alle  iniziative  relative  al  settore  "Servizio

idrico integrato", in continuita' con  quanto  gia'  programmato  nel

citato Piano Operativo "Ambiente", si intende dare attuazione,  cosi'

come condiviso con le Regioni Marche e Friuli Venezia Giulia,  ad  un

piano di interventi finalizzato all'adeguamento e  potenziamento  del

sistema fognario e depurativo, per un totale di circa 21,9 milioni di

Euro.




  Relativamente  al  settore  "Rischio   idrogeologico",   e'   stata

condivisa l'esigenza di dare priorita' sia alla  prosecuzione  di  un

piano di interventi a completamento dell'azione gia' avviata  con  il

Piano stralcio aree metropolitane centro nord (delibera CIPE 32/2015)

e sia all'attuazione di  interventi  ritenuti  strategici  e  urgenti

finalizzati  alla  mitigazione  del  rischio  idrogeologico  e   alla

manutenzione del territorio in aree non metropolitane, come condiviso

con le Regioni Piemonte,  Friuli  Venezia  Giulia,  Marche,  Lazio  e

Provincia Autonoma di Bolzano, per un totale di circa 94,5 milioni di

Euro.




  Gli interventi di cui  al  presente  Addendum  al  Piano  Operativo

"Ambiente"  sono  articolati  nell'ambito  delle  seguenti  linee  di

azione:




=====================================================================

|                  |  Obiettivo  |   Obiettivo    |                 |

|       ASSE       |Tematico (AP)|  Specifico/RA  | Linea di azione |

+==================+=============+================+=================+

|1 - Promuovere    |             |                |1.1.1 -          |

|l'adattamento al  |             |                |Interventi per la|

|cambiamento       |             |                |riduzione del    |

|climatico e la    |             |                |rischio          |

|prevenzione e     |             |                |idrogeologico e  |

|gestione dei      |             |                |di erosione      |

|rischi            |    OT 5     |OS 1.1 (RA 5.1) |costiera         |

+------------------+-------------+----------------+-----------------+

|                  |             |                |2.2.1 -          |

|                  |             |                |Interventi per il|

|                  |             |                |miglioramento del|

|                  |             |                |servizio idrico  |

|2 - Tutelare      |             |                |integrato per usi|

|l'ambiente e      |             |                |civili e         |

|promuovere l'uso  |             |                |riduzione delle  |

|efficiente delle  |             |                |perdite di rete  |

|risorse           |    OT 6     |OS 2.2 (RA 6.3) |di acquedotto    |

+------------------+-------------+----------------+-----------------+







  ASSE 1 - Promuovere  l'adattamento  al  cambiamento  climatico,  la

prevenzione e la gestione dei rischi (OT 5)




  Obiettivo Specifico 1.1 - Riduzione del rischio Idrogeologico e  di

erosione costiera (RA 5.1)




  Linea di azione 1.1.1 - Interventi per  la  riduzione  del  rischio

idrogeologico e di erosione costiera




  L'Italia, con oltre 528.000 frane delle 700.000 censite in  Europa,

e' il paese maggiormente interessato da fenomeni franosi (JRC, 2012).

Le tipologie  di  movimento  piu'  frequenti  sono  gli  scivolamenti

rotazionali/traslativi (30,6%), le colate  lente  (15,3%),  i  crolli

(14,9%), le colate rapide di fango e detrito (13,8%) e i movimenti di

tipo complesso (11,4%) (ISPRA, 2015).




  Gran parte dei fenomeni franosi presentano delle riattivazioni  nel

tempo, spesso  a  periodi  di  quiescenza  di  durata  pluriennale  o

plurisecolare si alternano,  in  occasione  di  eventi  pluviometrici

intensi, periodi di rimobilizzazione.  I  fenomeni  di  neoformazione

sono piu'  frequenti  nelle  tipologie  di  movimento  a  cinematismo

rapido, quali crolli o colate di fango e detriti.




  Tali fenomeni sono oggi censiti, secondo modalita' standardizzate e

condivise, nell'Inventario dei Fenomeni Franosi in  Italia  (Progetto

IFFI), realizzato dall'ISPRA e dalle  Regioni  e  Province  Autonome.

L'Inventario IFFI e' la banca dati sulle frane  piu'  completa  e  di

dettaglio  esistente  in  Italia  ed  e'  un   importante   strumento

conoscitivo di base che viene utilizzato da  Autorita'  di  bacino  e

Regioni per la valutazione della pericolosita' da frana contenuta nei

Piani di assetto idrogeologico (PAI)  nonche'  per  la  progettazione

degli interventi di difesa del suolo e di reti infrastrutturali e per

la redazione dei Piani di Emergenza di Protezione Civile.




  Al fine di  ottenere  un  quadro  complessivo  e  aggiornato  sulla

pericolosita'  da  frana  del  territorio  nazionale,  il   Ministero

dell'Ambiente  ha  incaricato  ISPRA  nel  2015  di   realizzare   le

mosaicature  delle  aree  a  pericolosita'  da  frana  dei  PAI,  che

costituiscono a tutt'oggi il riferimento pianificatorio principale in

materia, codificato a livello normativo nel 1998 (DL 180/1998) e oggi

disciplinato dall'art. 67 del d.lgs. 152/2006. Per  tale  mosaicatura

e' stata necessaria un'operazione di armonizzazione delle legende dei

diversi PAI presenti  sul  territorio  nazionale  in  cinque  classi:

pericolosita' molto elevata P4, elevata P3, media P2, moderata  P1  e

aree di attenzione AA.




  La superficie complessiva, in Italia, delle aree a pericolosita' da

frana e delle aree di attenzione e' pari  a  58.275  km2  (19,3%  del

territorio nazionale). Se prendiamo in  considerazione  le  classi  a

maggiore pericolosita' (elevata P3 e molto elevata P4),  assoggettate

ai vincoli di utilizzo  del  territorio  piu'  restrittivi,  le  aree

ammontano a 23.929 km2, pari al 7,9% del territorio nazionale.




  Anche per la pericolosita' idraulica  si  puo'  affermare  che  nel

nostro Paese si e' consolidato nel tempo un patrimonio di  conoscenze

specialistiche, accompagnato da mappe e pianificazioni  di  dettaglio

ad iniziare dai PAI, a cui si e' fatto riferimento in questi  decenni

sia per l'individuazione degli interventi di mitigazione del  rischio

idrogeologico, sia per la pianificazione urbanistica del  territorio.

Oggi, di fronte al ripetersi di gravi eventi  alluvionali,  anche  di

tipologie e con modalita' che la pianificazione attuale difficilmente

riesce a intercettare, e'  diventato  prioritario  aggiornare  e,  se

necessario, ripensare metodi e  modi  per  "gestire"  il  rischio  di

alluvioni in coerenza con  quanto  previsto  dalle  stesse  direttive

europee emanate sul tema.




  Relativamente agli  eventi  alluvionali,  varie  informazioni  sono

state raccolte negli anni attraverso il progetto  AVI.  Tuttavia,  la

strategicita'   di   disporre   di   informazioni   sistematiche    e

standardizzate  sugli  eventi,  anche  al  fine   della   valutazione

preliminare del rischio di  alluvioni  che  la  Direttiva  2007/60/CE

imponeva agli Stati Membri quale primo step per la predisposizione al

2015 dei Piani di gestione, ha portato con il tempo  alla  necessita'

(rectius obbligo) di creare  e  popolare  un  catalogo  degli  eventi

alluvionali a partire dal 2011 che e' stato poi  recepito  nei  nuovi

Piani di gestione del rischio di  alluvioni  (PGRA),  previsti  dalla

direttiva 2007/60/CE e codificati a livello  normativo  italiano  nel

d.lgs.  49/2010.  I  PGRA  sono  stati  approvati,  per  i  distretti

idrografici in cui e' ripartito il territorio nazionale, a marzo 2016

nei Comitati Istituzionali integrati delle Autorita' di bacino  e  il

27 ottobre 2016 dal Consiglio dei Ministri ai sensi dell'art. 57  del

d.lgs. 152/2006.




  L'adeguamento alla filosofia e alle  prescrizioni  della  direttiva

2007/60/CE relativa alla valutazione e alla gestione  dei  rischi  di

alluvioni  ha  rappresentato  per  il  nostro  Paese  un'opportunita'

sostanziale piu' che un mero  adempimento  formale.  La  novita'  del

PGRA, che scaturisce proprio dall'impostazione comunitaria, e'  tutta

racchiusa nella parola "gestione". Si parla di gestione dell'evento e

cio' implica un vero e proprio cambio di impostazione rispetto  anche

al piu' recente passato. E' infatti di tutta evidenza che  applicando

il  concetto  di  gestione  alla  difesa  dal  rischio  di  alluvioni

cambiano, almeno in parte, alcuni concetti fondamentali fino  ad  ora

ritenuti basilari. Innanzitutto diventa imprescindibile  gestire  sia

la fase del "tempo differito" (prima dell'evento)  che  la  fase  del

"tempo reale" (durante l'evento) in un'unica  catena  di  analisi  ed

azioni conseguenti. Cio' vuol dire che un evento si affronta sia  con

la prevenzione e la realizzazione delle opere che con  le  azioni  di

protezione civile e tutto questo deve essere organizzato in  un'unica

cornice pianificatoria.




  Sulla base  di  questi  nuovi  concetti,  diventa  fondamentale  la

"prioritarizzazione" delle  misure  da  selezionare  per  mettere  in

sicurezza il territorio e per far cio' occorre  in  primo  luogo  una

dettagliata fase di analisi (che porti alla definizione di un nuovo e

unico quadro conoscitivo della pericolosita' e del rischio  idraulico

alla scala del bacino idrografico, individuando gli scenari possibili

o piu' probabili di accadimento degli eventi) e in secondo luogo  una

fase di individuazione degli obiettivi da raggiungere (basata su  una

robusta  valutazione  costi/benefici  che   dovra'   stabilire   cosa

assolutamente difendere e  cosa  solo  parzialmente  difendere,  cosa

realizzare e cosa demolire) anche ammettendo la possibilita' che dopo

la realizzazione delle misure programma permanga ancora  un  rischio,

che quindi andra' gestito.




  In  questa  prospettiva  il  PGRA  rappresenta  dunque   il   nuovo

masterplan di riferimento ai fini della pianificazione e gestione del

rischio di alluvioni: partendo da  un  comune  quadro  di  conoscenze

rappresentato dalle nuove mappe della pericolosita', il  PGRA  ha  in

definitiva il compito di individuare  la  catena  di  misure  che  si

ritengono necessarie per il raggiungimento degli obiettivi.




  Anche per la pericolosita' idraulica, come gia' detto per quella da

frana, l'ISPRA ha realizzato la mosaicatura delle aree che potrebbero

essere  interessate  da  alluvioni  perimetrate  dalle  Autorita'  di

Bacino, Regioni e Province Autonome nei PGRA La mosaicatura e'  stata

effettuata per i tre scenari di  pericolosita'  derivanti  dai  PGRA:

elevata P3  con  tempo  di  ritorno  fra  20  e  50  anni  (alluvioni

frequenti), media P2  con  tempo  di  ritorno  fra  100  e  200  anni

(alluvioni  poco  frequenti)  e  bassa  P1  (scarsa  probabilita'  di

alluvioni o scenari di  eventi  estremi).  Le  aree  a  pericolosita'

idraulica elevata in Italia sono pari a 12.218 km2 (4% del territorio

nazionale), le aree a pericolosita'  media  ammontano  a  24.411  km2

(8,1%), quelle a pericolosita'  bassa  (scenario  massimo  atteso)  a

32.150  km2  (10,6%).  Le  Regioni  con  i  valori  piu'  elevati  di

superficie  a  pericolosita'  idraulica  media  sono  Emilia-Romagna,

Toscana, Lombardia, Piemonte e Veneto.




  Sulla base di quanto sopra illustrato, ben  si  comprende  come  in

materia di dissesto idrogeologico sia sempre piu' necessario ancorare

qualunque  programmazione  di  interventi  alle  nuove  mappe   della

pericolosita' e del rischio  di  alluvioni  contenute  nei  Piani  di

gestione o alle mappe della pericolosita' geomorfologica e  da  frana

dei PAI dopo aver verificato,  anche  attraverso  il  supporto  delle

stesse Autorita' di bacino, la migliore combinazione  di  misure  per

gestire i problemi di dissesto.




  In questo quadro, la  mitigazione  del  rischio  idrogeologico  sul

territorio nazionale  appare  un  obiettivo  primario  che  e'  stato

perseguito nel tempo  attraverso  la  sottoscrizione  di  Accordi  di

programma con le Regioni interessate  a  partire  dal  2010  e  ancor

prima, con i Piani straordinari finanziati dal 1999 al 2008,  diretti

alla realizzazione degli interventi necessari  a  salvaguardia  della

pubblica  incolumita'.  Si  tratta  di   Accordi   finalizzati   alla

realizzazione di interventi o programmi di interventi  per  rimuovere

le situazioni a piu' alto rischio idrogeologico, che  erano  comunque

ancorate alla pianificazione di bacino.




  A  partire  dalla  programmazione  2015  riconducibile  al   "Piano

stralcio per le aree metropolitane ed urbane con elevata  popolazione

esposta a rischio di  alluvione",  in  coerenza  con  la  prospettata

esigenza di garantire l'efficacia dell'azione di mitigazione a  scala

di bacino e la validita' degli interventi a tal fine selezionati,  e'

stata disciplinata la procedura di selezione degli interventi con  il

D.P.C.M. 28 maggio 2015 recante "Individuazione dei criteri  e  delle

modalita' per stabilire le priorita' di  attribuzione  delle  risorse

agli  interventi  di  mitigazione  del  rischio  idrogeologico"   che

conferma il ruolo centrale della  pianificazione  di  bacino/gestione

nella selezione degli interventi. In particolare il  citato  D.P.C.M.

ha definito una precisa procedura per la selezione  degli  interventi

di difesa del suolo, ha reso oggettivi e  trasparenti  i  criteri  di

scelta  degli  interventi  tra  cui  si  ricordano,  ad  esempio,  la

classificazione del livello alto o  molto  alto  (R3-R4)  di  rischio

dell'area esposta, il numero  delle  persone  a  rischio  e  la  loro

riduzione in funzione della realizzazione dell'intervento nonche'  la

valutazione della immediata cantierabilita' dell'opera.




  Con tale programma si e', in  particolare,  cercato  di  proseguire

nell'azione di mitigazione gia' avviata con il primo  Piano  stralcio

delle aree metropolitane, approvato  con  il  d.p.c.m.  15  settembre

2015, attraverso la programmazione di ulteriori interventi in materia

di frane/alluvioni. Si tratta di interventi  diretti  a  mitigare  le

situazioni di rischio idrogeologico elevato  o  molto  elevato,  come

risultanti dagli atti di  pianificazione  di  bacino  (PAI),  facendo

fronte, inoltre, a quelle criticita' ambientali nelle aree urbane con

elevato numero di persone soggette a rischio attraverso interventi di

mitigazione diretti a diminuire il numero delle persone  esposte,  in

linea con la nuova filosofia imposta dalle direttive europee.




  Non meno problematico e preoccupante e' il  fenomeno  dell'erosione

costiera. L'ambiente costiero e' un sistema altamente dinamico dove i

fenomeni di erosione, e quindi  di  arretramento,  o  di  avanzamento

della  linea  di  costa  sono   controllati   da   numerosi   fattori

meteoclimatici, geologici, biologici ed antropici.




  Per quanto riguarda la situazione di dissesto della costa italiana,

gli studi effettuati nel 2016 dal  Ministero  dell'Ambiente  indicano

che tra il 1960 e il 2012, la  costa  ha  subito,  lungo  tratti  per

complessivi 1921 km, un arretramento complessivo  pari  a  93,7  kmq;

mentre, lungo tratti complessivi di costa di 1809 km,  ha  registrato

un avanzamento di 59,0 kmq. I dati  relativi  agli  avanzamenti  sono

prevalentemente  in  relazione  agli  intrappolamenti  di   sedimenti

causati dalle opere marittime. Le elaborazioni relative  agli  ultimi

15-20 anni, pero', stanno  ad  indicare  un  leggero  incremento  dei

fenomeni di  avanzamento  dovuti  sia  alle  azioni  di  ripascimento

effettuate in alcune regioni (Veneto,  Emilia  R.,  Marche,  Abruzzo,

Lazio), che agli effetti delle regolamentazioni sulle  estrazioni  in

alveo degli ultimi 15 anni. Da evidenziare anche il  mancato  apporto

solido da parte dei principali fiumi italiani che in generale, tranne

pochi casi, hanno ridotto l'estensione delle foci verso  il  mare  di

200-1000 metri dal 1960 ad oggi.




  I  tratti  a  potenziale  rischio   di   erosione   costiera   sono

sensibilmente aumentati. Oggi si stima che oltre 1000 km  complessivi

di tratti costieri in cui si sono registrati  sensibili  arretramenti

possano rappresentare motivo di rischio per i beni  e  infrastrutture

esposti lungo i litorali. Il fabbisogno economico complessivo che  si

e' stimato per la protezione di detti  tratti  a  potenziale  rischio

oscilla tra i 4 e i 6.8 miliardi di euro.




  Alla luce di quanto sopra ben si comprende come sull'erosione delle

coste, si debba prima di tutto provvedere a regolamentare  l'uso  del

territorio e le modalita'  di  intervento  al  fine  di  ottenere  il

massimo  risultato   con   le   risorse   disponibili,   riconoscendo

l'importanza strategica della risorsa sedimenti soprattutto  a  scala

di bacino idrografico come confermato dal Collegato ambientale che ha

previsto che le Autorita' di bacino predispongano, nell'ambito  della

pianificazione di gestione, un programma di gestione  dei  sedimenti,

quale  strumento  conoscitivo,  gestionale  e  di  programmazione  di

interventi relativo all'assetto morfologico dei corridoi fluviali.




  Il Ministero dell'Ambiente risulta, quindi, strenuamente  impegnato

a gettare e consolidare le basi di una nuova politica di  prevenzione

in cui diventi sempre piu' strategico il ruolo della  pianificazione,

nella consapevolezza che per decidere dove e se intervenire e  quindi

per  scegliere  le  misure   (interventi   strutturali,   misure   di

prevenzione e  piu'  in  generale  interventi  non  strutturali)  per

gestire e mitigare il rischio di alluvione, il  rischio  da  frana  o

l'erosione costiera occorre prima di  tutto  disporre  di  un  quadro

conoscitivo solido, puntuale e aggiornato della pericolosita'  e  del

rischio.




  Il piano di interventi proposto nell'ambito del  presente  Addendum

si  inquadra  appieno  nel  percorso  gia'  avviato   dal   Ministero

dell'Ambiente e mira, sulla base delle interlocuzioni e del  processo

di condivisione con  le  regioni  Piemonte,  Friuli  Venezia  Giulia,

Marche, Lazio e Provincia Autonoma  di  Bolzano,  a  dare  tempestiva

attuazione ad interventi puntuali finalizzati  alla  mitigazione  del

rischio  idrogeologico  e  di   erosione   costiera,   nonche'   alla

manutenzione del territorio.







  ASSE 2 - Tutelare l'ambiente e promuovere  l'uso  efficiente  delle

risorse (OT 6)




  Obiettivo  Specifico  2.2  -  Miglioramento  del  servizio   idrico

integrato per usi  civili  e  riduzione  delle  perdite  di  rete  di

acquedotto (RA 6.3)




  Linea di  azione  2.2.1  -  Interventi  per  il  miglioramento  del

servizio idrico integrato per usi civili e riduzione delle perdite di

rete di acquedotto




  La tutela integrata quali  -  quantitativa  del  patrimonio  idrico

nazionale costituisce un requisito  indispensabile  per  lo  sviluppo

socio economico del territorio specialmente nelle aree del Paese dove

la disponibilita'  di  risorsa  idrica  rappresenta  un  elemento  di

criticita' nell'attuazione delle politiche finalizzate a garantire  i

servizi essenziali  ai  cittadini,  la  tutela  dell'ambiente  ed  il

sostegno allo sviluppo di importanti economie locali.




  Per i ritardi infrastrutturali ancora  oggi  presenti  nel  settore

idrico, e in particolare nel settore fognario depurativo, l'Italia e'

stata interessata, a partire dal 2004, da  3  procedure  d'infrazione

avviate dalla Commissione europea.




  Nello specifico, Procedura d'infrazione 2004/2034 (Causa C  565/10)

che coinvolge 81 agglomerati con carico generato maggiore  di  15.000

abitanti  equivalenti  e   scarico   in   area   normale;   Procedura

d'infrazione 2009/2034 (Causa C 85/13) che coinvolge  34  agglomerati

con carico generato maggiore di 10.000 abitanti equivalenti e scarico

in area sensibile; Procedura d'infrazione 2014/2059 (Parere  motivato

marzo  2014)  che  coinvolge  817  agglomerati  con  carico  generato

maggiore di 2.000 abitanti equivalenti e scarico in  area  normale  o

sensibile.




  Le procedure in argomento  derivano  dal  mancato  o  non  corretto

adeguamento dei sistemi fognari  e  depurativi  ai  requisiti  propri

della Direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane.

La citata Direttiva prevede, entro  i  termini,  ormai  scaduti,  del

1998, 2000 e 2005 fissati  in  funzione  del  numero  degli  abitanti

equivalenti e dell'area di scarico delle acque reflue (area normale o

sensibile), che tutti gli agglomerati con carico generato maggiore di

2.000 abitanti equivalenti (a.e.) siano forniti di un sistema di reti

fognarie e trattamento  delle  acque  reflue  rispondenti  a  precisi

standard tecnico qualitativi.




  Ad oggi, per quanto riguarda  i  contenziosi  sopra  citati  si  e'

provveduto  al  finanziamento  dei  relativi   necessari   interventi

attraverso  la  tariffa  del  servizio  idrico  e/o  fondi  derivanti

soprattutto dalla Delibera CIPE 60/2012 - che ha  stanziato  oltre  1

miliardo e 700 milioni di euro per il finanziamento di 183 interventi

nel settore fognario depurativo - e dal Piano straordinario di tutela

e gestione della risorsa idrica di cui alla Legge di Stabilita'  2014

(L. 147/2013) con la quale e' stato istituito un Fondo (90 milioni di

euro) finalizzato  prioritariamente  a  potenziare  la  capacita'  di

depurazione dei reflui urbani.




  Nonostante gli sforzi messi in campo a livello locale  e  centrale,

la mancata copertura finanziaria  degli  interventi  costituisce  una

delle  maggiori  criticita'  per  la  risoluzione   del   contenzioso

comunitario. Pertanto, il Piano  Operativo,  approvato  nel  mese  di

dicembre 2016, ha previsto il finanziamento della maggior parte degli

interventi relativi  agli  817  agglomerati  interessati  dal  parere

motivato 2014/2059.




  Pertanto, in continuita' con quanto  gia'  programmato  nell'ambito

del suddetto Piano Operativo "Ambiente", con il presente Addendum  si

intende dare attuazione, cosi' come condiviso con le Regioni Marche e

Friuli  Venezia  Giulia,  ad  un  piano  di  interventi   finalizzato

all'adeguamento e potenziamento del sistema fognario e depurativo per

il risanamento ambientale del territorio, nonche' utili  a  prevenire

possibili ulteriori procedure di infrazione.







  SEZIONE 2b - TAVOLE FINANZIARIE




              Parte di provvedimento in formato grafico







  SEZIONE 3




              Parte di provvedimento in formato grafico







  SEZIONE 4 - GOVERNANCE e MODALITA' DI ATTUAZIONE DEL PIANO




+----------------------+--------------------------------------------+

|                      |Ministero dell'Ambiente e della Tutela del  |

|Organismo del Piano   |Territorio e del Mare (MATTM)               |

+----------------------+--------------------------------------------+

|                      |Direzione Generale per la Salvaguardia del  |

|Ufficio Responsabile  |Territorio e delle Acque (DG STA)           |

+----------------------+--------------------------------------------+

|Indirizzo             |Via Cristoforo Colombo 44 - 00147 Roma      |

+----------------------+--------------------------------------------+

|e-mail                |STA-UDG@minambiente.it                      |

+----------------------+--------------------------------------------+

|PEC                   |dgsta@pec.minambiente.it                    |

+----------------------+--------------------------------------------+




  Modalita' di attuazione




  Gli interventi previsti nel presente  Addendum  saranno  realizzati

secondo le modalita' di governance e attuazione gia'  previste  nella

medesima  sez.  4  del  Piano  Operativo  "Ambiente"  -  sotto  piano

"Interventi per la Tutela del Territorio e  delle  Acque",  approvato

con Delibera CIPE n.55/2016.

 

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