Con la Behavior-Based Safety cresce la sicurezza

Un approccio non solo razionale, ma anche meritocratico e premiale

Behavior-Based Safety: tradotto dall’inglese significa “sicurezza basata sul comportamento”, un protocollo scientifico che applica i principi della psicologia comportamentale alle problematiche riguardanti la tutela dei lavoratori. La Behavior-Based Safety è una metodologia nata intorno agli anni Settanta negli Stati Uniti, dalle analisi di un gruppo di psicologi con lo scopo di diffondere nelle aziende comportamenti corretti e virtuosi per ridurre gli infortuni professionali.

Le modalità

In che modo? Attraverso un approccio non solo razionale, ma anche meritocratico e premiale. Da tempo, la comunità scientifica internazionale concorda sul fatto che oltre l’80 per cento degli incidenti dipenda da errori umani – disattenzione, incuria, superficialità – e non da condizioni strutturali aziendali, da una scarsa conoscenza delle regole o da strumentazioni e dpi inadeguati.

Aarba (Association for advancement of radical behavior analysis) dociotto anni fa ha aperto una sede a Milano al fine di promuovere lo sviluppo e la diffusione dell’analisi del comportamento, in collaborazione con istituzioni nazionali e internazionali nel campo dell’università, della scuola, della sanità, del lavoro e delle organizzazioni. Fabio Tosolin, che dal 2005 insegna la B-BS al Politecnico di Milano nel corso "Fattori umani nella gestione HSEQ" è presidente dell’associazione italiana dalla sua fondazione. “La Behavior-Based Safety – spiega - è un protocollo scientifico composto di numerosi passaggi molto precisi che vanno rispettati rigorosamente: modificandone anche soltanto alcuni si ottengono risultati diversi. Ad ogni modo, l’applicazione di questo modello, anche quando non è del tutto corretta, permette di ridurre in modo drastico il numero di infortuni, in media del 60 per cento, ma in certi casi, applicata con il dovuto rigore, anche di 10 o 100 volte".

Behavior-Based Safety: i risultati

Secondo dati forniti da Aarba, oggi in Italia sono una cinquantina le industrie che hanno avviato il processo di Behavior-Based Safety. Il primo esperimento controllato è stato realizzato dal Politecnico di Milano nel 2009 presso gli stabilimenti di Saint-Gobain Vetri: dopo tre mesi di osservazione, feedback, riunioni e premi, è stata registrata una riduzione dei comportamenti a rischio dal 18 (rilevazione iniziale) al cinque per cento.

La Behavior-Based Safety  ha un approccio diametralmente opposto a quello previsto dalle norme contenute nel D.Lgs 81/2008 che mettono al centro l’informazione sui possibili rischi e la formazione di dipendenti e collaboratori. Le disposizioni del testo unico, imponendo le ispezioni e le sanzioni come uniche strategie per contrastare le abitudini pericolose, si limitano - secondo gli psicologi di Aarba – a ottenere il comportamento obbligatorio del lavoratore, rinunciando a sviluppare il comportamento volontario che è il solo in grado di garantire al massimo della sicurezza. In altre parole, sapere perché è bene seguire le regole, o quali sanzioni si rischiano violandole, non sono motivi sufficienti a farle rispettare in modo davvero convinto.

“Questo criterio è inutile e sbagliato – commenta Tosolin – infatti, i manovali sanno benissimo che l’utilizzo del casco in un cantiere è fondamentale. Tuttavia, lo indossano solo quando c’è un’ispezione, poi se lo tolgono. Tutti gli infortuni che si verificano in Italia sono la conseguenza di questo tipo di metodo. Consideriamo, inoltre, che spesso i capi cantiere tendono a non punire chi non si attiene alle regole perché temono rappresaglie. La punizione funziona, per altro male, solo se ha assoluta continuità nel tempo, ma non si può pagare un ispettore per fare controlli otto ore al giorno, tutti i giorni”.

Behavior-Based Safety: il nuovo approccio

La Behavior-Based Safety, invece, interviene in modo esattamente contrario: parte con l’osservare i lavoratori ogni giorno per qualche minuto, senza che venga espresso alcun giudizio sul loro operato (tranne naturalmente in caso di forte rischio per l’incolumità dei dipendenti) e procede attraverso misurazioni molto precise che consentono di dimostrare miglioramento a seguito dell'introduzione del feedback, cioè la fase di intervento, e dunque l'efficacia del metodo.

I comportamenti scorretti non vengono sanzionati, sono quelli corretti a essere premiati. Come funziona tutto questo in termini concreti?

“Ci sono tre tipologie di gratificazione – spiega Tosolin – innanzitutto, il rinforzo verbale, cioè l’apprezzamento al lavoratore che dimostra di essere migliorato, per esempio nell’utilizzo di un’attrezzatura di protezione. Poi, c’è il feedback che consiste nel comunicare a chi si sta impegnando in un comportamento sicuro un valore numerico, una sorta di punteggio, per fargli capire quanto ha fatto bene il lavoro. Infine, ci sono i rinforzi tangibili o le cosiddette strategie di token economy: a chi, per esempio, ha lavorato in totale sicurezza su un ponteggio si dà la possibilità di uscire venti minuti prima dal cantiere, oppure si consegnano due “gettoni”, una specie di moneta interna. Dopo averne ricevuti un certo numero, il lavoratore può usarli come moneta al Cral aziendale, ottenere una ricarica della chiavetta del caffé oppure metterne da parte altri e magari acquistare qualcosa su un catalogo aziendale, come si fa con le raccolte punti”.

Le collaborazioni

Aarba ha stretto collaborazioni con Ispel, Cineas, Aias, Unioni industriali e altri enti con i quali realizza i corsi di alta formazione in Behavior-Based Safety. I frequentanti accedono alla qualifica di B-BSq, ossia di esperto qualificato in Behaviour-Based Safety, entrando nel rRepertorio italiano degli esperti qualificato in BB-S, istituito dieci anni fa dalla società scientifica".

L’associazione ha definito i criteri e le linee guida per la formazione in Behavior-Based Safety e cura la direzione del corso di alta formazione della durata di ottanta ore, giunto quest’anno alla trentaseieseima edizione.

"In principio, una metodologia d’intervento così alternativa era osteggiata dagli uffici legali delle aziende - ammette Tosolin - Il protocollo, abolendo le sanzioni e inserendo la logica dei feedback, era accusato di non rispettare la legge vigente. In seguito, la Behavior-Based Safety ha cominciato a dare risultati interessanti e la diffidenza nei suoi confronti è venuta meno. Lo scopo finale della Behavior-Based Safety, e in generale delle teorie scientifiche che propongono la modifica del comportamento per ottenere risultati nell’ambito della incolumità sul lavoro, è di creare una cultura condivisa a tutti i livelli dell'organizzazione che favorisce la spontaneità dei comportamenti di sicurezza, fino al punto di rendere il lavoratore parte attiva nel processo di sicurezza, al contrario di quanto ottenibile con metodi esclusivamente ispettivo-sanzionatori".

Ma che cosa propone, in sintesi il protocollo?

“In sostanza – conclude il presidente di Aarba - il protocollo mette al centro il lavoratore, lo motiva e lo rende parte attiva. Dal momento che determinati comportamenti e abitudini in tema di sicurezza vanno monitorati con frequenza, i lavoratori stessi hanno sostituito gli ispettori: sono loro a fare le verifiche e le misurazioni, sia rispetto al proprio lavoro sia a quello dei colleghi. Tutti sono coinvolti e collaborano allo stesso progetto. Il successo della B-BS si deve anche a questo, oltre che all'azione di diffusione determinata dall'istituzione del Congresso scientifico europeo di B-BS, che da quattordici anni ha sede in Italia, diventato oggi il più importante nel mondo dopo quello egli Stati Uniti".

Il 14 e 15 giugno 2018 il congresso si terrà a Cernobbio.

La Behavior-Based Safety entra in ospedale

In Italia ogni anno muoiono circa 4000 persone per Ica (infezioni correlata all'assistenza) e per altri comportamenti a rischio del personale sanitario e il dato rimane alto anche in Europa. Dal momento che le infezioni ospedaliere potenzialmente prevenibili rappresentano almeno il 30 per cento circa sul totale, si può stimare che ogni anno siano fra le 135mila e le 210mila le infezioni potenzialmente evitabili con azioni semplici e prive di costi, da svolgersi con alta frequenza: prima fra tutte quella di lavarsi le mani.

Nel giugno 2014 ha inizio una collaborazione tra Aarba e il Cro (Centro di riferimento oncologico) di Aviano, grazie a un progetto di ricerca finanziato con fondi erogati da Inail e dal ministero della Salute. L’ospedale in provincia di Pordenone diventa così la prima realtà sanitaria italiana dove la Behavior-Based Safety viene implementata. Si decide di cominciare la sperimentazione dal dipartimento più critico, in termini di numero e gravità di infortuni, quello chirurgico, comprendente le sale operatorie, la centrale di sterilizzazione e il reparto di degenza pre e post chirurgica.

In queste aree sono stati osservati con continuità più di 125 mila comportamenti. Nel biennio 2014-2016 è stata registrata una riduzione degli indici infortunistici, previsti dalla norma Uni 7249. "L’indice di frequenza - afferma Tosolin - si è ridotto dal 47,08 del 2014 al 12,87 per cento nel 2016, l’indice di incidenza (percentuale dei lavoratori che hanno subito infortuni in rapporto a quelli esposti al rischio) dall’8,42 al 2,1 per cento. Totalmente azzerato, invece, l’indice di gravità, vale a dire il numero di giorni persi per infortunio in relazione alle ore lavorate nel reparto pilota. Questi gli effetti della B-BS, che sta prendendo sempre più piede anche in ambito sanitario, in virtù del doppio risultato ottenibile garantendo, oltre alla sicurezza degli operatori, anche quella dei pazienti, essendo le infezioni ospedaliere e i cosiddetti errori medici la prima causa di morte in Europa, dopo i tumori e le cardiopatie".

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