Cambiamenti climatici: la Ue punta su rinnovabili e autoconsumo

Un commento di Fire sulla direttiva Ue 2018/2001 guardando al nuovo obiettivo del 2030

La lotta ai cambiamenti climatici è divenuta una corsa contro il tempo. Allo scadere del 2018 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la direttiva Ue 2018/2001. La direttiva fa parte del pacchetto Clean energy for all europeans, che stabilisce un quadro comune per la promozione dell'energia da fonti rinnovabili. All’interno, sono contenute le decisioni riguardo gli obiettivi nazionali al 2030 e le misure per garantire il raggiungimento degli stessi.

Lotta ai cambiamenti climatici: incrementare le rinnovabili

Tra le novità, è previsto l’aumento dal 27% al 32% della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili. Fissato al 2030 il target di riduzione delle emissioni di gas climalteranti del 40% rispetto ai livelli del 1990. Pertanto, diventa fondamentale l’incremento delle energie rinnovabili, il cui utilizzo apporta ulteriori benefici. Sicurezza degli approvvigionamenti energetici, garanzia di un'energia sostenibile a prezzi accessibili, innovazione tecnologica e nuova occupazione. Inoltre, avere un obiettivo vincolante al 2030 fornisce maggiore certezza per gli investitori. Dal 2021 la quota di energia elettrica dalle rinnovabili nel consumo finale lordo di ciascuno Stato non dovrà essere inferiore a una quota di riferimento. Per l’Italia è fissata al 20%. Vanno inclusi riscaldamento, raffrescamento e trasporto.

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Lotta ai cambiamenti climatici: l'autoconsumo

L’intento della Commissione europea è di mettere gli utenti finali al centro del processo di transizione. Come? Mediante una forte spinta all’autoconsumo di energia rinnovabile sia individuale sia attraverso aggregatori. Questo significa potenziare l’uso di sistemi di accumulo. Ma anche favorire accordi di compravendita delle eccedenze ad altri soggetti (scambi alla pari). Condizione fondamentale: non essere sottoposti a oneri discriminatori. Per quanto riguarda le imprese private questo non deve rappresentare l’attività prevalente. L’articolo 21 della direttiva introduce l’autoconsumo elettrico collettivo, dando la possibilità di produrre, accumulare e vendere energia con un modello da uno a molti. Il risultato sarà la nascita di comunità di energia rinnovabile, definite dal successivo articolo 22. Se l’autoconsumo sfrutta la rete di distribuzione esistente dovranno essere sostenuti i relativi oneri. A meno che non si tratti di impianti di potenza inferiore a 30 kW.

Lotta ai cambiamenti climatici: la semplificazione amministrativa

La direttiva impone una semplificazione delle procedure amministrative per le autorizzazioni. Ciò al fine di promuovere l'utilizzo di energia rinnovabile da parte delle Pmi e dei cittadini. In particolare per impianti di produzione fino a 50 kW. Ovviamente a condizione che siano mantenute la stabilità e la sicurezza della rete. Risulta opportuno, quindi, orientarsi verso forme contrattuali “innovative”. Ad esempio, gli energy performance contract (Epc) o forme di partenariato pubblico privato (Ppp) che agevolano gli investimenti anche nel settore pubblico.

Lotta ai cambiamenti climatici: i trasporti

Tra i target della direttiva: accelerare il ricorso alle energie rinnovabili nei trasporti. Ogni Stato deve fissare un obbligo in capo ai fornitori di carburante. Il motivo? Assicurare che entro il 2030 la quota di energia da fonti rinnovabili sia almeno il 14% del consumo di energia. Una quota di almeno il 3,5% al 2030 del consumo finale di energia deve essere garantita da biocarburanti e biogas prodotti da specifiche materie prime.

Entro il 31 dicembre 2021 gli Stati membri devono adottare misure volte a garantire la disponibilità di carburanti da fonti rinnovabili per il settore dei trasporti, anche in termini di stazioni di ricarica accessibili al pubblico. La riduzione delle emissioni di gas a effetto serra grazie all'uso di biocarburanti, di bioliquidi e di combustibili da biomassa deve essere costantemente incrementata negli anni, a partire dal 50% per gli impianti in funzione al 2015 per arrivare al 65% per gli impianti in funzione dal 2021.

Lotta ai cambiamenti climatici: riscaldamento e raffrescamento

Anche i settori del riscaldamento e raffrescamento sono considerati fondamentali nella direttiva. Questi ultimi incidono per circa la metà sul totale dei consumi finali dell’Ue. Al fine di promuovere l'utilizzo di energie rinnovabili in questo comparto, ciascuno Stato membro si deve impegnare ad accrescere mediamente di 1,3% la quota annuale dal 2021 per cinque anni. Inoltre, ognuno di loro si deve adoperare per aumentare annualmente la quota di energia da fonti rinnovabili e da fonti di calore e freddo di scarto nel teleriscaldamento/teleraffrescamento mediamente dell’1%.

I fornitori di energia dovranno dimostrare ai clienti finali la garanzia di origine dell'energia da fonti rinnovabili e la loro quota nel mix energetico di produzione.

Lotta ai cambiamenti climatici: segnali chiari dalla Ue

I segnali lanciati dall'Unione europea mostrano un’indubbia volontà di continuare la strada finora intrapresa. Ovvero rafforzare gli obiettivi sfidanti, ma raggiungibili, se si considera il continuo sviluppo tecnologico. Uno sviluppo che sta riducendo i costi d’investimento e incrementando i rendimenti di produzione. L’auspicio è che la direttiva venga recepita in tempi rapidi. Obiettivo: aprire concretamente la strada a nuovi interventi e a innovativi mercati.

Leggi un approfondimento sul tema della direttiva 2018/2001 di Giuseppe Tomassetti, vice presidente di Fire.

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