Codice appalti e certificazione: un binomio sempre più strategico per le imprese

Codice appalti e certificazione
In linea con le strategie di green economy promosse a livello europeo e mondiale, la nuova normativa (D.Lgs. 18 aprile 2016, n. 50) sottolinea il binomio codice appalti e certificazione, introducendo importanti riferimenti ai temi “qualità e sostenibilità”, puntando sempre di più l’attenzione sul processo di selezione dei fornitori

Partendo dall’art. 34 (“Criteri di sostenibilità energetica e ambientale”) il codice appalti rafforza l’obbligo per gli enti appaltanti di richiedere l’applicazione dei “criteri ambientali minimi” (Cam) nella selezione dei fornitori e nella scelta dell’offerta economicamente più vantaggiosa in sede di gara di appalto valorizzando le imprese in possesso di certificazione ambientale Iso 14001. In questi termini, possiamo dire che con la nuova normativa di settore diventa sempre più stretto il legame fra nuovo codice appalti e certificazione, rendendolo un valore aggiunto significativo per le imprese e un requisito sempre più determinante per la gestione aziendale. Infatti, Certiquality, da venticinque anni punto di riferimento per la sostenibilità delle aziende, ritiene che l’attenzione all’ambiente, ma anche alla qualità, sicurezza ed etica sia il vero plus del nuovo codice appalti. Da qui l’importanza di guardare con logica integrata, appunto, codice appalti e certificazione.

La nuova normativa, prevede, infatti, l’attribuzione di punteggi significativi nelle offerte basate su criteri ambientali, etici e di sicurezza sul lavoro e alcuni obblighi specifici su queste materie. Viene rafforzato così il valore di tutte le certificazioni anche ai fini della riduzione delle garanzie fideiussorie. L’articolo 93 del nuovo codice appalti prevede meccanismi di riduzione dell’importo delle fideiussioni per gli operatori economici in possesso di certificazioni, favorendo le aziende attente alla gestione ambientale. Sono favorite le aziende certificate Emas e Iso 14001, ma sono previsti meccanismi premiali anche per altri schemi di certificazione: sono introdotte premialità anche per la certificazione del sistema di gestione a tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori Bs Ohsas 18001, per la certificazione Uni Cei En Iso 50001 riguardante il sistema di gestione dell'energia, Uni Cei 11352 riguardante la certificazione di operatività in qualità di Esco (Energy service company), per gli operatori economici che sviluppano un inventario di gas ad effetto serra ai sensi della norma Uni En Iso 14064-1 o un'impronta climatica (carbon footprint) di prodotto ai sensi della norma Uni Iso/Ts 14067, adozione di sistemi di ecogestione e audit (Emas), oltre che naturalmente di certificazione Uni En Iso 9001. 

Con l’adozione dei Cam e l’indicazione dei criteri stessi nell’ambito della normativa con il rafforzamento strategico fra codice appalti e certificazione, si completa il quadro regolatorio del 1996, dando piena validità all’attuazione degli strumenti del cosiddetto Green public procurement, ossia l’approccio in base al quale le amministrazioni pubbliche integrano i criteri ambientali in tutte le fasi del processo di acquisto, incoraggiando la diffusione di tecnologie ambientali e lo sviluppo di prodotti validi sotto il profilo ambientale, attraverso la ricerca e la scelta dei risultati e delle soluzioni che hanno il minore impatto possibile sull’ambiente, lungo l’intero ciclo di vita. I criteri ambientali indicati dal codice appalti come determinanti stabiliscono condizioni relative al principio di salvaguardia ambientale attraverso l’adozione di prescrizioni tecniche riguardanti le caratteristiche dei lavori, delle forniture o dei servizi, vale a dire delle specifiche tecniche che gli organismi acquirenti devono indicare nei documenti generali degli appalti e alle quali i partecipanti devono conformarsi; introducono disposizioni che consentono, a determinate condizioni, l’integrazione dell’obiettivo della tutela dell’ambiente nei criteri di selezione dei candidati agli appalti. Questi criteri mirano ad accertare le capacità economiche, finanziarie e tecniche dei candidati e, di conseguenza, possono includere le esigenze ambientali in funzione della capacità richiesta in occasione di appalti particolari. Inoltre, gli organismi acquirenti possono assicurare la protezione dell’ambiente anche tramite le condizioni di esecuzione imposte agli aggiudicatari degli appalti su base contrattuale. In altri termini, un’amministrazione che assegna l’appalto può chiedere al fornitore - la cui offerta è stata prescelta - che l’esecuzione della prestazione oggetto del contratto avvenga nel rispetto di determinati obblighi tesi a tutelare l’ambiente, come l’utilizzo di prodotti a basso impatto ambientale.

Con questa visione, nuovo codice appalti e certificazione spingono gli operatori sia verso la certificazione di prodotto sia verso la certificazione di processi relativi a un piano di gestione sostenibile. Grande peso alla sostenibilità anche nella fase di progettazione di lavori e servizi (art. 23) in quanto il codice appalti richiede una particolare attenzione alla tutela della salute e dell’ambiente e della sicurezza oltre a richiedere che il progetto valorizzi criteri di sostenibilità dei prodotti da utilizzare e dei processi di costruzione e di erogazione dei servizi, oltre che rispettare principi di risparmio e di efficientamento energetico, di valutazione del ciclo di vita e di manutenibilità delle opere (attraverso analisi Lca), accessibilità e adattabilità per tutti gli utenti. Fra gli aspetti relativi al nuovo codice appalti e certificazione - che Certiquality ritiene di particolare interesse - c’è l’attenzione data all’importanza dell’uso di materiali riciclati, così che attraverso il recupero dei rifiuti (con particolare riguardo verso quelli di demolizione e costruzione) si riduca l’impatto ambientale sulle risorse naturali. In fase di progettazione, chi avrà cura di proporre soluzioni dal minimo impatto ambientale per tutto il ciclo di vita dell’opera, sicuramente vedrà premiato l’approccio attraverso un punteggio maggiore in fase di gara d’appalto.

Riassumendo, nell’ambito dei criteri di aggiudicazione dell’appalto (articolo 95), il prezzo più basso viene relegato a un ruolo marginale, mentre trova spazio l’applicazione del metodo di aggiudicazione secondo il costo del ciclo di vita: per valutare l’offerta migliore gli enti appaltanti devono stimare vari elementi di costo oltre a quello di acquisto. Fra questi costi sono esplicitamente citati i costi sostenuti per l’acquisizione, i costi connessi all’utilizzo, quali consumo di energia e altre risorse, i costi di manutenzione, i costi relativi al fine vita, come quelli di raccolta e di riciclaggio, i costi imputati a esternalità ambientali legate ai prodotti, servizi o lavori nel corso del ciclo di vita quali, ad esempio, i costi delle emissioni di gas a effetto serra e di altre sostanze inquinanti, i costi legati all’attenuazione dei cambiamenti climatici.

E se forse non tutte le realtà aziendali sono ancora pronte ad accogliere questo cambiamento, è utile sottolineare che l’aspetto più significativo del nuovo codice appalti consiste proprio nel mettere in atto un meccanismo di filiera. Un meccanismo che vede codice appalti e certificazione sempre più inscindibili e che può esser chiamato “virtuoso” perché:

  • premia la maggiore ricerca applicata sui materiali e sui processi;
  • valorizza le modalità di esecuzione cosiddette “ a chilometro zero”;
  • migliora la diffusione delle metodologie basate sul concetto di fine vita di opere pubbliche, considerate in una prospettiva temporale che abbraccia l’inizio, la durata, la fine;
  • consente infine una maggiore presa di coscienza delle proprie responsabilità verso l’ambiente da parte di tutte le realtà interessate a partecipare a gare d’appalto.

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