Reati ambientali: i processi penali tra scienza e diritto

Non mancano i problemi come le modalità attraverso le quali il diritto cerca di riconoscere, selezionare e valutare i saperi scientifici pertinenti

La scienza e le nuove tecniche scientifiche per l’accertamento dei fatti stanno avendo una rilevanza sempre maggiore nei tribunali. Guardare al futuro del processo penale per reati ambientali significa, oggi, parlare della progressiva adozione di modelli scientifici di indagine dal momento che, un numero sempre più elevato di elementi rilevanti per il processo, può essere dimostrato soltanto con tecniche scientifiche sofisticate. Tra i tanti problemi che questo comporta, vi sono anche quelli attinenti ai modi in cui il diritto cerca di riconoscere, selezionare e valutare i saperi scientifici pertinenti nonché l’attendibilità dell’esperto e l’importanza della fase della cosiddetta cross-examination.

Il sapere scientifico è, infatti, una preziosa risorsa che il giudice deve utilizzare con il vaglio critico indicato dalla giurisprudenza di legittimità senza però dimenticare i principi di garanzia e la regola del giudizio secondo la quale la colpevolezza deve essere affermata oltre ogni ragionevole dubbio.

In assenza di evidenze idonee a far propendere per una delle tesi in conflitto, l’impossibilità della spiegazione scientifica in termini di certezza razionale cede il passo alla regola di giudizio che risolve il dubbio a favore della persona indagata o imputata.

L’applicazione di questo standard probatorio (che costituisce un imperativo legale) ha un’evidente ratio di garanzia, sfruttabile dalla difesa se riesce a scalfire la credibilità della tesi (scientifica) accusatoria “oltre ogni ragionevole dubbio

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