Servizi pubblici locali: liberalizzazione ancora lontana

«Il già articolato processo di liberalizzazione
dei servizi pubblici locali, su cui più volte il nostro Paese è stato
sollecitato da pressanti richieste dell'Unione Europea, è oggi seriamente
minacciato da una proposta di Legge che rischia di frenare l'apertura del
mercato e anzi di legittimare in maniera ingiustificata la prosecuzione degli
attuali affidamenti in house
».

La denuncia viene da FISE Assoambiente,
l'Associazione che in Confindustria rappresenta le aziende private (circa 25.000
mila addetti ai lavori) che operano in campo ambientale, che ha promosso oggi
il convegno dal titolo “Il difficile
percorso di liberalizzazione dei servizi pubblici locali
” al quale sono
intervenuti autorevoli rappresentanti delle Istituzioni e delle Autorità
competenti, tra cui CNEL, Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato,
Corte dei Conti e Ministero dell'Ambiente.

Il mercato dei servizi pubblici locali, e della
gestione dei rifiuti urbani in particolare, rappresenta circa 8 miliardi di
euro di fatturato, occupa oltre 70.000 addetti e ha un bacino di utenza di
oltre 40.000.000 di cittadini. Il settore ha assunto un ruolo strategico per
l'intero sistema economico e rappresenta una parte consistente del valore
complessivo degli appalti di servizi che, secondo gli ultimi dati diffusi
dall'Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici di Lavori, Servizi e
Forniture, hanno fatto registrare nell'anno 2011 un valore pari a 38,1 mld di
euro, pari al 41,1% della domanda complessiva di contratti pubblici.

Nel corso
degli ultimi anni
”, evidenzia il Presidente Assoambiente, Monica Cerroni, “il settore dei servizi pubblici locali è stato troppo spesso al centro
di ripetuti interventi normativi, talvolta in contrasto tra loro, che hanno
prodotto un quadro complessivo frammentario e incerto che penalizza gli
operatori del comparto, già danneggiati dal patologico fenomeno del ritardo nei
pagamenti delle pubbliche amministrazioni.

E'
unanimemente riconosciuto che una reale liberalizzazione dei servizi pubblici
locali contribuirebbe a promuovere una fase di crescita per il nostro Paese con
effetti benefici tanto sul sistema economico quanto sulla qualità dei servizi
offerti ai cittadini. Un'opportunità ormai non più rinviabile”
.

Tale obiettivo, indicato come prioritario dagli
ultimi governi compreso quello attualmente in carica, imporrebbe l'adozione di
procedure concorrenziali per l'accesso al mercato. Al contrario, il quadro
attuale è contraddistinto da diffusi affidamenti “in house” palesemente illegittimi in quanto privi dei necessari
requisiti previsti dall'ordinamento dell'Unione Europea, nonchè da procedure di
commissariamento. Tali circostanze hanno reso sinora impossibili la programmazione
e gli investimenti ed hanno dissuaso le imprese estere dall'accedere al mercato
nazionale, oppure hanno indotto quelle presenti ad abbandonarlo.

L'ennesimo elemento destabilizzante nei
confronti del processo di apertura del mercato della gestione rifiuti urbani,
evidenzia l'Associazione, è oggi una norma inserita in una Proposta di Legge
(AC 4240-B, recante “Modifiche al D. Lgs.
3 aprile 2006, n. 152, e altre disposizioni in materia ambientale”)
che vorrebbe
introdurre, per il solo settore della gestione dei rifiuti urbani, una radicale
e non giustificabile deroga alla disciplina generale dei servizi pubblici
locali, tale per cui gli attuali gestori “in
house
” dei servizi ambientali, grazie all'aggregazione tra gli stessi, potrebbero
proseguire nell'erogazione del servizio evitando l'applicazione delle recenti
disposizioni sui limiti per gli affidamenti diretti. La norma verrebbe a stabilire,
inoltre, che il nuovo soggetto diventi Autorità d'ambito a tutti gli effetti,
ovvero oltre che erogatore del servizio anche soggetto amministrativo di
controllo che sovraintende la procedura di affidamento e controlla lo
svolgimento del servizio.

L'attuale situazione, oltre a danneggiare il
Paese, penalizza gli operatori economici del comparto, peraltro già fortemente
danneggiati dal patologico fenomeno del ritardo nei pagamenti delle Pubbliche
Amministrazioni, aspetto riguardo al quale si auspicava un intervento da parte
della Cassa Depositi e Prestiti (CDP). Invece, è di questi giorni la
dichiarazione della stessa CDP sulla possibilità di investire oltre un miliardo
di euro in Utilities a capitale pubblico, con il concreto rischio di allontanare
l'effettiva e concreta liberalizzazione dei servizi pubblici locali.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome