Le attività di cantiere e sul campo ai tempi del Covid-19: l’esperienza di Stantec

Coronavirus e sicurezza nel cantiere
La testimonianza di chi, partendo dalla gestione della fase emergenziale, è riuscito a mettere a punto un decalogo di possibili requisiti/contenuti di un protocollo di sicurezza anti-contagio

Covid-19, cantiere e attività sul campo: l'esperienza di Stantec tra lockdown e ripresa

A inizio aprile, al culmine dell’emergenza Covid-19 e della preoccupazione dovuta all’inesorabile crescita di nuovi casi e di nuovi decessi dovuti al virus, con un misto di ansia e preoccupazione, ma con un nascosto senso di sollievo, tutti i cantieri e le attività di campo si sono rallentate e si sono fermate.

Per quattro lunghe settimane, i ponteggi sono rimasti vuoti, le baracche chiuse, le recinzioni hanno delimitato spazi vuoti, abbandonati, solitari.

Fermarsi è servito a riportare sotto controllo l’evoluzione del contagio, ma anche ad aiutare a pensare a come riprendere le attività in sicurezza e a come ripartire per evitare che un cantiere potesse diventare un focolaio di contagio e diffusione del virus.

Il cantiere è come una famiglia, un gruppo di persone, di uomini e di donne che condividono il lavoro quotidiano, i pericoli, i rischi, i pranzi e i momenti comuni, la giornata di lavoro e, molto spesso, le serate stanche in albergo. Il cantiere non deve essere un luogo in cui le persone si fanno male, dove corrono rischi, né, tantomeno, deve essere un luogo in cui il virus si insinua e si diffonde.

Dal 4 maggio i cantieri hanno iniziato lentamente a rianimarsi, la fase due è quindi partita tra nuove regole e alcune incertezze interpretative: si ritorna sui ponteggi e le baracche riaprono, sanificate e disinfettate. In questo momento particolare, può essere sicuramente utile consolidare e condividere una riflessione sull’esperienza eccezionale vissuta in queste settimane, perché anche di questo vorremmo fare tesoro per proseguire le attività nel segno della responsabilità, dell’organizzazione e della sicurezza, per ritornare a vivere nei cantieri con quel senso di comunità e collaborazione che li contraddistingue.

DPI e sanzioniLa riapertura dei cantieri nella fase due è stata accompagnata da un’attenta osservazione dell’andamento della pandemia sul territorio, fermo restando la necessità di essere preparati a possibili nuovi focolai - e quindi nuove chiusure, magari localizzate - o, peggio, a una nuova ondata di contagio, che richiederebbero, in ogni caso, una prontezza nella risposta organizzativa senza eguali, anche nel campo produttivo.

Dalla recente esperienza abbiamo imparato come comportarci e siamo più preparati a gestire l’emergenza e le sue eventuali recrudescenze; in particolare, ora sappiamo:

  • sostenere/riconoscere/accettare il cambiamento poiché il Covid-19 ha ormai cambiato il nostro modo di lavorare anche a medio termine;
  • identificare gli obiettivi chiave per mantenere la rotta verso l'implementazione di azioni durante i cambiamenti (sicurezza per la collettività; sicurezza di ogni singolo lavoratore; rispetto dei requisiti governativi e del cliente, nuove procedure di sicurezza interne eccetera);
  • identificare gli scenari di cambiamento possibili;
  • seguire e organizzare le attività stando a casa nostra, veicolando le informazioni attraverso videocamere e connessioni a volte altalenanti, discontinue;
  • riconoscere e valutare opportunità di miglioramento suggerite dalla crisi in corso, ripensando all’organizzazione delle attività per essere efficienti anche di fronte a sfide di sicurezza non prevedibili;
  • testare e aggiornare i nuovi piani di sviluppo durante l'implementazione (verificare che il piano sia fattibile in cantiere, che sia seguito dai lavoratori e che non aggiunga ulteriore stress; rendere duraturo il cambiamento, visto che non si tratterà di una situazione a breve termine eccetera);
  • testare e aggiornare in maniera iterativa il piano durante la fase di emergenza.

Abbiamo imparato che resilienza e creatività sono fra le nostre caratteristiche, sono i nostri potenziali, a volte “assopiti” nella quotidianità delle attività (o almeno lo sono stati fino a oggi). A livello individuale, infatti, diventiamo resilienti, fisicamente ed emotivamente, attraverso le nostre risposte a sfide e minacce inaspettate, anche quelle che sembrano schiaccianti e che sono fuori dal nostro controllo. E mentre accanto alla resilienza individuale se ne sviluppa un’altra “collettiva” che si basa sulle esperienze, la conoscenza e la lungimiranza di tutti.

Nei paragrafi successivi di questo articolo, ripercorreremo la strada che abbiamo fatto negli ultimi mesi, per prendere spunto dalle difficoltà incontrate e dalle soluzioni costruite e riconoscere il percorso di crescita che ci ha senz’altro aiutato a costruire gli strumenti necessari per affrontarle nuove sfide che il futuro riserverà.

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Lavoro agile: non solo capacità di lavorare da remoto, ma anche la flessibilità e velocità nell’ applicare/combinare diverse modalità di lavoro sono state vincenti.

1. Affrontare il problema – Gestire la “nuova quotidianità”

Al momento dell’emergenza Covid-19, i nostri tecnici erano operativi con servizi di progettazione, direzione lavori, coordinamento sicurezza, consulenza ambientale su numerosi progetti per società petrolifere e manifatturiere e per utility del settore energetico, molte strategiche per il paese.

Come progettisti, consulenti, project manager, in risposta immediata all’emergenza sanitaria, ci siamo trovati all’improvviso bloccati in casa, senza avere la possibilità di verificare l’avanzamento delle attività, lontani dai cantieri e dal nostro posto di lavoro abituale. In primo luogo, abbiamo potenziato il nostro già esistente programma di smart working fin dal 24 febbraio, chiedendo a tutti i nostri collaboratori di lavorare da casa, ad eccezione di attività da svolgere necessariamente presso alcuni impianti o cantieri.

Questo ci ha permesso di evitare uno “shock” da interruzione improvvisa delle attività, consentendoci, altresì, di rispondere all’emergenza in modo più efficace senza limitazioni di personale, competenze, servizi.

In ogni caso, la situazione ha richiesto un’agilità nella risposta organizzativa senza precedenti e una certa capacità di visione per guidare i clienti sia in caso di continuità operativa, sia in caso di interruzione delle attività, senza perdere di vista la futura ripresa delle stesse.

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Consapevolezza delle competenze

Non abbiamo mai incontrato prima questo problema. Ma l’importante è stato riconoscere che possiamo gestire il nuovo nemico invisibile. Questo grazie alla esperienza nella gestione dei rischi e della sicurezza. Si tratta di aggiungere un rischio e tenerlo sotto controllo: da qui siamo ripartiti.

Siamo rimasti anche noi piacevolmente sorpresi dell’efficacia di questa risposta, frutto di familiarità con lo strumento di smart working sviluppata nel corso degli ultimi anni.

Di fronte a un nuovo “nemico invisibile” e sconosciuto, abbiamo fatto ricorso alle “armi” già di nostra conoscenza, legate alla capacità di gestire il rischio in ambito salute, sicurezza e ambiente, da accompagnare a nuove proposte innovative adattate alle esigenze individuali di ogni progetto. L’approccio, la metodologia, l’analisi, le soluzioni messe in campo in questa nuova emergenza hanno attinto e continueranno ad attingere alle principali best practice nell’ambito del risk management e della gestione della sicurezza sul lavoro.

Dalle nostre postazioni di lavoro “domestiche”, abbiamo coordinato il fermo delle attività e abbiamo definito le procedure per fermare e chiudere le attività di campo. E sempre da casa stiamo lavorando per pianificare la ripartenza, l’apertura dei cantieri.

2. Cantiere aperto o cantiere chiuso: come decidere

La gestione del virus può ricadere nel rischio biologico generico, in quanto il Covid-19 non è assimilabile a un rischio lavorativo specifico di una determinata attività lavorativa.

La prima e più importante indicazione è stata “RESTARE A CASA”, ovvero limitare solo allo stretto necessario gli spostamenti e solo per comprovati motivi; considerando le disposizioni governative, tralasciando quelli di carattere sanitario o di necessità, nonché di rientro al proprio domicilio, il caso che si è dovuto prendere in considerazione per l’attività di cantiere è stato quello delle “COMPROVATE ESIGENZE LAVORATIVE”.

Nella pratica si è trattato, da un lato, di rispondere all’esigenza sempre più chiara e necessaria di fermare tutto e, dall’altro, di prendere consapevolezza che ci fossero attività che dovevano continuare.

Quando ci siamo resi conto della portata della situazione, abbiamo cercato di ascoltare subito i nostri clienti, per capire le loro difficoltà ed esigenze e quanto potesse procedere e quanto no.

Le variabili in gioco, gli attori coinvolti, le emozioni personali, hanno determinato indubbiamente una situazione complessa non direttamente semplificabile e incasellabile in situazioni già note o vissute.

All’inizio della cosiddetta fase 1, ci siamo trovati di fronte alla necessità di dover vivere le attività del sito o del cantiere nell’incertezza di dover chiudere da un giorno all’altro, cosa poi realizzatasi. Ogni sera i cantieri venivano lasciati in sicurezza perché non si sapeva bene cosa avrebbe riservato il giorno successivo.

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Come “navigare nell’inatteso”
  • prendere consapevolezza dei cambiamenti
  • non respingere la necessità di capire la complessità della situazione
  • mantenere flessibilità ai nuovi cambiamenti

Successivamente, con lo sviluppo della crisi e l’emissione del D.P.C.M. 8 marzo 2020, ci siamo trovati di fronte ad attività annoverate tra quelle a cui il decreto permetteva di continuare ad operare e, dunque, abbiamo dovuto affrontare la grande sfida di lavorare in campo e da desk, in condizioni del tutto diverse rispetto al passato.

Le decisioni se proseguire o meno i cantieri e le attività in corso sono state valutate e discusse con i nostri clienti con le imprese esecutrici sulla base degli strumenti professionali a nostra disposizione, sul contesto legislativo esistente e sviluppato per lo stato di emergenza.

In generale,  abbiamo riscontrato da parte di tutti un grande senso etico, di rispetto della comunità nelle decisioni prese.

3. Come proseguire e come ripartire

Priorità è stata data alla gestione dei cantieri attivi che hanno richiesto immediata attenzione: abbiamo ridotto gli spostamenti allo stretto necessario, attuando stringenti procedure di sicurezza in accordo con le linee guida ministeriali, per permettere di proseguire l’attività mentre si valutava come procedere.

In collaborazione con le imprese esecutrici attive sui cantieri, abbiamo implementato nuovi piani per la gestione dei rischi, nuove procedure di salute e sicurezza e, in alcuni casi, redatto dei contingency plan.

In parallelo i nostri clienti ci hanno chiesto una mano per rivedere le procedure e strategie Hse (health, safety, environment), per riprogrammare le tempistiche di progetto riducendo i tempi di transizione verso queste nuove modalità operative e per programmare le azioni legate alla successiva riapertura del sito, e così via.

In alcuni siti dove le attività di cantiere erano connesse alla gestione di passività ambientali, la necessità dei clienti è stata quella di rivedere le proprie procedure di sicurezza in modo tale da armonizzarle con i recenti provvedimenti ministeriali e definire veri e propri piani di transizione che individuassero le priorità ambientali e interventi che potessero essere posticipati, il tutto in accordo con le autorità competenti.

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Punti fermi
  • rispetto prescrizioni del ministero della Salute, dei D.P.C.M. e del D.Lgs. n. 81/08.
  • contenimento stress aggiuntivo connesso con misure mitigazioni Covid-19 nelle aree di lavoro.

Obiettivo comune: ridurre gli spostamenti

La fase 1 è stata caratterizzata da un forte dinamismo legislativo e impatto emotivo, elementi che hanno richiesto attenta conoscenza delle prescrizioni governative emesse fino al protocollo condiviso di regolamentazione per il contenimento della diffusione del Covid – 19 nei cantieri, datato 24 aprile 2020 e parte integrante del D.P.C.M. del 26 aprile 2020.

Il D.Lgs. n. 81/2008, inserito direttamente nei D.P.C.M., ha mantenuto piena validità comprese le relative disposizioni ed è sempre rimasto il punto fermo di riferimento con cui gestire il proseguire delle attività.

Sulla base di quanto sopra, la chiave per la prosecuzione dei lavori è stata la pianificazione: si è richiesto alle imprese operanti in cantiere la preparazione di un protocollo di sicurezza- anti-contagio, contenente le nuove misure di prevenzione e protezione per gli operatori durante l’attività lavorativa, ovvero quali accorgimenti organizzativi fossero stati adottati in relazione al rispetto delle prescrizioni del ministero della Salute, dei D.P.C.M. e del D.Lgs. n. 81/2008.

È stato richiesto alle ditte di sviluppare il protocollo di sicurezza – anti contagio specifico per il cantiere in essere e non generico che coprisse dettagliatamente i seguenti aspetti:

  1. Informazione;
  2. modalità di accesso dei fornitori esterni al cantiere;
  3. pulizia e sanificazione del cantiere;
  4. precauzioni igieniche personali;
  5. dispositivi di protezione individuali;
  6. gestione spazi comuni (baraccamenti, spogliatoi);
  7. organizzazione del cantiere (turnazione rimodulazione cronoprogramma) ;
  8. gestione di una persona sintomatica in cantiere;
  9. sorveglianza sanitaria / medico competente / rappresentante lavoratori per la sicurezza (Rls, Rlst) ;
  10. aggiornamento del protocollo di regolamentazione.

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POSSIBILI REQUISITI / CONTENUTI DI UN PROTOCOLLO DI SICUREZZA ANTI-CONTAGIO

1. INFORMAZIONE

Il datore di lavoro deve informare tutti i lavoratori e chiunque entri nel cantiere sulle disposizioni delle Autorità, in particolare, le informazioni riguardano i seguenti obblighi:

  • controllo della temperatura corporea. Se tale temperatura risulterà superiore ai 37,5°, non sarà consentito l’accesso al cantiere;
  • rispetto di tutte le disposizioni delle Autorità e del datore di lavoro nel fare accesso in cantiere (in particolare: mantenere la distanza di sicurezza, utilizzare gli strumenti di protezione individuale messi a disposizione durante le lavorazioni che non consentano di rispettare la distanza interpersonale di un metro e tenere comportamenti corretti sul piano dell’igiene);
  • informare tempestivamente e responsabilmente il datore di lavoro della presenza di qualsiasi sintomo influenzale;
  • preclusione dell’accesso a chi, negli ultimi 14 giorni, abbia avuto contatti con soggetti risultati positivi al Covid-19 o provenga da zone a rischio secondo le indicazioni dell’Oms.

2. MODALITÀ DI ACCESSO DEI FORNITORI ESTERNI AL CANTIERE

Per l’accesso di fornitori esterni devono essere individuate procedure predefinite, al fine di ridurre le occasioni di contatto con il personale presente. Se possibile, gli autisti dei mezzi di trasporto devono rimanere a bordo dei propri mezzi: non è consentito l’accesso ai locali chiusi comuni del cantiere per nessun motivo. Per le necessarie attività di approntamento delle attività di carico e scarico, il trasportatore dovrà attenersi alla rigorosa distanza minima di un metro.

3. PULIZIA E SANIFICAZIONE DEL CANTIERE

Il datore di lavoro assicura la pulizia giornaliera e la sanificazione periodica degli spogliatoi e delle aree comuni limitando l’accesso contemporaneo a tali luoghi; ai fini della sanificazione e della igienizzazione vanno inclusi anche i mezzi d’opera con le relative cabine di guida o di pilotaggio.

4. PRECAUZIONI IGIENICHE PERSONALI

Le persone presenti devono adottare tutte le precauzioni igieniche, in particolare il frequente e minuzioso lavaggio delle mani.

 

5. DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI

L’adozione delle misure di igiene e dei dispositivi di protezione è di fondamentale importanza ma è evidentemente legata alla disponibilità in commercio dei dispositivi. Qualora la lavorazione in cantiere imponga di lavorare a distanza interpersonale minore di un metro e non siano possibili altre soluzioni organizzative.

6. GESTIONE SPAZI COMUNI (BARACCAMENTI, SPOGLIATOI)

L’accesso agli spazi comuni, comprese le mense e gli spogliatoi è contingentato, con la previsione di una ventilazione continua dei locali, di un tempo ridotto di sosta all’interno di tali spazi e con il mantenimento della distanza di sicurezza di un metro tra le persone che li occupano.

7. ORGANIZZAZIONE DEL CANTIERE (TURNAZIONE RIMODULAZIONE CRONOPROGRAMMA)

Le imprese potranno disporre la riorganizzazione del cantiere e del cronoprogramma delle lavorazioni anche attraverso la turnazione dei lavoratori con l’obiettivo di diminuire i contatti, di creare gruppi autonomi, distinti e riconoscibili e di consentire una diversa articolazione degli orari del cantiere sia per quanto attiene all’apertura, alla sosta e all’uscita.

8. GESTIONE DI UNA PERSONA SINTOMATICA IN CANTIERE

Nel caso in cui una persona presente in cantiere sviluppi febbre con temperatura superiore ai 37,5° e sintomi di infezione respiratoria quali la tosse, lo deve dichiarare immediatamente al datore di lavoro o al direttore di cantiere che dovrà procedere al suo isolamento in base alle disposizioni dell’autorità sanitaria. Il datore di lavoro collabora con le Autorità sanitarie per l’individuazione degli eventuali “contatti stretti” di una persona presente in cantiere che sia stata riscontrata positiva al tampone Covid-19.

9. SORVEGLIANZA SANITARIA / MC / RLS / RLST

La sorveglianza sanitaria deve proseguire, in questo periodo vanno privilegiate le visite preventive, a richiesta e soprattutto al rientro dalla malattia. Il medico competente collabora con datore di lavoro e Rls e Cse nell’integrazione e produzione delle misure di regolamentazione Covid-19. Il medico competente segnala al datore di lavoro le situazioni di particolare fragilità per tutelare i lavoratori.

10. AGGIORNAMENTO DEL PROTOCOLLO DI REGOLAMENTAZIONE

È costituito in cantiere un comitato per l’applicazione e la verifica delle regole del protocollo di regolamentazione con la partecipazione delle rappresentanze sindacali aziendali e del Rls. Ove non disponibile (per la particolare tipologia di cantiere) verrà istituito un comitato territoriale composto dagli organismi paritetici con il coinvolgimento degli Rlst.

La pianificazione delle attività ha avuto come base di partenza l’aggiornamento della valutazione dei rischi inserendo il rischio dell’esposizione a Covid -19 durante le attività di cantiere e le relative misure mitigative.

Le misure mitigative sono state generalmente guidate dai seguenti punti fermi:

  • rispetto delle prescrizioni del ministero della Salute, dei D.P.C.M. e del D.Lgs. n. 81/2008;
  • contenimento dello stress aggiuntivo connesso con le misure di mitigazione del rischio Covid-19 nelle aree di lavoro.

Per questo motivo si è cercato di mitigare il rischio nelle aree di cantiere in primo luogo attraverso la definizione di diverse modalità di lavoro e una migliore definizione o segregazione delle aree di lavoro dei singoli operatori e, ove questo non fosse sufficiente, attraverso l’uso di dispositivi di protezione individuale. Per le attività di cantiere, ci si è trovati a constatare che le misure mitigative per limitare il rischio di esposizione da Covid-19 hanno avuto un impatto soprattutto su quelle aree che di norma sono considerate sicure: le aree comuni, gli spogliatoi, i luoghi dove mangiare, le sale riunioni.

Anche la vita e la logistica di cantiere sono dovute quindi cambiare, dalle cose più semplici e questo è stato forse l’aspetto più evidente.

4. Come vivere il “nuovo” cantiere

Nelle attività quotidiane di gestione dei cantieri ci siamo concentrati su questi aspetti:

  • sensibilizzare tutto il personale all’importanza del rispetto delle regole di distanziamento sociale sia in cantiere sia all’esterno (durante gli spostamenti, nei momenti di pausa);
  • prestare attenzione anche allo stress psicologico, riconoscendo e comprendendo l’ansia e i timori del personale di fronte a un pericolo nuovo e poco tangibile, parlarne apertamente e ragionare insieme per trovare soluzioni che consentissero di lavorare in sicurezza e con un adeguato livello di confort anche mentale. Questo ha incluso il rispetto della volontà di non eseguire attività a chi non si sentisse di operare in questo contesto particolare;
  • organizzare gli spazi in cantiere in modo da separare per quanto possibile i percorsi e le aree di lavoro, definire spazi protetti di lavorazione per singoli operai.

Come di consueto, la maggior parte dei nostri cantieri attivi è continuata ad iniziare con le riunioni di inizio lavoro mattutine che hanno visto come tema principale proprio l’informazione del nuovo “nemico invisibile” e le modalità operative molto restrittive anche per operazioni semplici.

Quindi, come ogni qual volta si inizia qualcosa di nuovo, non abbiamo smesso di ricordare le nuove regole comportamentali: la documentazione e la cartellonistica in cantiere sono state integrate con argomenti specifici riguardo il rischio biologico connesso con il Covid-19 e le misure base richieste dal ministero, dai protocolli anti-contagio.

Si è cercato di non dare nulla per scontato, si è ricordata la natura della pandemia da Covid-19 compresi sintomi, incubazione eccetera. Perché tutti fossero al corrente, si sono ripetuti i marcatori che indicano la potenziale contrazione del virus da parte di ogni persona contagiata, fosse essa una persona estranea alle lavorazioni, un operatore o un fornitore.

La disponibilità/operatività del pronto soccorso più vicino non poteva essere data per scontata

Sono stati riconsiderati gli impatti della pandemia su ogni aspetto, in particolare la gestione delle emergenze, compresa la presenza di eventuale personale in campo con sintomi da Covid-19. Anche l’indicazione del pronto soccorso più vicino in caso di emergenza è stata rivista criticamente, in quanto non era remota la possibilità che il Ps più vicino non fosse in grado di accogliere un possibile infortunato a causa delle emergenze Covid-19. Da qui l’importanza di mantenere l’obiettivo “zero incidenti”.

5. E dopo?

Le abitudini vengono messe in discussione proprio in momenti di grandi cambiamenti[1] Il potere delle abitudini, Charles Duhigg.: l’emergenza Covid-19 rappresenta un caso ineccepibile, come dimostrato dal numero incredibilmente alto di proposte innovative presentate in così poco tempo attraverso i media. Se gestita correttamente, la fase 2 e successive possono rappresentare una opportunità di sviluppo ed innovazione.

Un “kit di viaggio” potrebbe essere di aiuto per navigare in campi poco familiari e potrebbe essere composto da un insieme di consolidamento di buone abitudini/strumenti, sviluppo di capacità di flessibilità ed adattamento e attenzione al riconoscimento di opportunità.

Tra le buone abitudini che abbiamo riconosciuto nella fase 1 dobbiamo sicuramente ricordare nell’ambito “Salute e sicurezza” i sistemi di gestione della sicurezza basati sul comportamento, la cultura della segnalazione e della trasparenza.

Un esempio per le attività di cantiere sono le segnalazioni di variazioni alle procedure, le segnalazioni dei quasi incidenti che permettono di riconoscere necessità di miglioramento delle procedure ove necessario. È un processo virtuoso che guida e velocizza il miglioramento dei sistemi e delle procedure operative ed in cui gli operatori, più vicini alle attività, hanno il ruolo chiave di riconoscere le criticità ed evidenziare opportunità.

Un ruolo importante è riservato ai momenti di incontro e di feedback tra operatori, capo cantieri e project manager, nonché alle ispezioni e agli audit regolari in cantiere da parte delle figure preposte in aziende al monitoraggio di aspetti Ehs; la relativa documentazione dovrà essere aggiornata per permettere di tracciare sia l’effettivo svolgimento dei lavori in sicurezza, sia la necessità di miglioramenti delle procedure.

Per quanto ci si auspica che i processi di transizione possano essere solo temporanei, sarebbe bello poter parlare già di nuove abitudini, anche se è forse precoce perché potremmo essere ancora sollecitati da novità inaspettate che ora non conosciamo; di conseguenza, il focus nei prossimi mesi sarà la flessibilità e resilienza attraverso l’aumento e la diffusione dell’attenzione che dobbiamo avere di quanto ci sta attorno, del lavoro che svolgiamo.

Nella pratica, la fase 2 richiederà in ogni caso azioni operative e concrete nel breve termine volte alla flessibilità:

  • aggiornamento documenti aziendali ai sensi del D.Lgs. n. 81/2008 e dei sistemi di gestione, Dvr, modelli distribuzione Dpi, Psc e verbali di sopralluogo. Devono essere aggiornamenti semplici e chiari che non stravolgano, a meno che necessario, quanto esistente;
  • si dovrà organizzare la logistica e approvvigionamento materiali per accedere a ufficio/cantieri, mascherine, disinfettanti, guanti, scanner per misurazione temperatura;
  • la formazione sulla corretta operatività in cantiere e soprattutto in ufficio per la gestione delle aree comuni dovrà essere continua e allineata ai cambiamenti delle procedure nel tempo, somministrata in modi diversi per raggiungere sia personale di cantiere, sia personale operante da remoto, sia personale in ufficio;
  • dovranno essere ripensate le aree di lavoro e le aree di cantiere, con creazione di barriere di separazione, luoghi dove depositare materiale potenzialmente infetto, percorsi dedicati per raggiungere i servizi eccetera.

Tra tutte queste trasformazioni in corso, si potranno identificare soluzioni operative più snelle ed efficaci che sia conveniente mantenere in futuro.

Nell’ambito della sicurezza, si deve pensare per esempio alla opportunità di re-organizzare le proprie procedure interne di gestione della sicurezza, consolidare la cultura della sicurezza basata sul comportamento, prepararsi per ottenere certificazioni I£so, ristrutturare l’intero layout degli spazi aziendali, testare nuovi sistemi informatici per la gestione delle informazioni delle attività di campo eccetera.

Ci piace anche ricordare, infatti, che una volta innescato un processo di cambiamento, questo può a sua volta innescarne e essere portatore e incubatore di altri cambiamenti con orizzonti più ampi, se ritenuto opportuno e se le risorse interne lo permettono.

Note   [ + ]

1. Il potere delle abitudini, Charles Duhigg.

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