Indicatori ambientali urbani

La rilevazione degli indicatori ambientali urbani riferita al 2009 e svolta dall’Istat prende in considerazione i principali indicatori ambientali urbani riguardanti i comuni italiani, e in particolare i 116 capoluoghi di provincia nei quali risiedono circa 18 milioni di persone

La rilevazione degli indicatori ambientali urbani riferita al 2009 e svolta dall'Istat[1] prende in considerazione i principali indicatori ambientali urbani riguardanti i comuni italiani, e in particolare i 116[2] capoluoghi di provincia nei quali risiedono circa 18 milioni di persone (circa il 29,8% della popolazione totale del paese), e rappresentanti il 6,8% della superficie italiana.

Nel 2009 alcuni indicatori mostrano un andamento in controtendenza rispetto al 2008, in particolare per il numero medio di superamenti del valore del PM10, l'incremento della raccolta dei rifiuti urbani, il consumo domestico dell'acqua, la raccolta differenziata. Tra gli indicatori al negativo si segnalano l'aumento dei motocicli per mille abitanti, il tasso di motorizzazione e la riduzione della domanda di trasporti.

Nei 102 comuni che effettuano il monitoraggio del PM10, le centraline di qualità dell'aria hanno segnalato in media 54,2 giorni di superamento del limite massimo contro il valore di 57, 0 del 2008, una flessione significativa ma ancora lontana dal limite massimo di 35 giorni consentiti. La riduzione probabilmente è frutto di un insieme di fattori che includono variabili meteo-climatiche, attuazione di politiche nazionali come incentivi al rinnovo delle automobili o limitazione della circolazione delle tipologie di veicoli più inquinanti, modifiche apportate alla viabilità urbana da parte delle amministrazioni comunali. Complessivamente sono 62 i capoluoghi in cui è stata superata la soglia delle 35 giornate con situazioni estremamente negative per Siracusa, 309 giorni di superamento, Napoli e Torino, rispettivamente con 170 e 151.

La valutazione della qualità dell'aria, soprattutto per il particolato con diametro minore di 10 μm indica che Catania è l'unico capoluogo a non oltrepassare la soglia dei 35 superamenti annui, mentre per altre città la situazione è variabile: in flessione Bari, Bologna, Roma e Palermo; in aumento Napoli, Genova, Verona e Torino.

Il tasso di motorizzazione, espresso dal numero di autovetture per mille abitanti, è stato pari a 617, con un aumento dello 0,4% rispetto al 2009 nei comuni capoluogo di provincia; negli altri comuni l'indicatore si attesta a 599,2 con un incremento dello 0,1%. In 78 capoluoghi di provincia il tasso di motorizzazione è molto elevato: superano il valore di 700 Viterbo, Latina, Frosinone Potenza, Catania, L'Aquila, Roma, Olbia, Nuoro, Vibo Valentia. I valore più bassi sono a Genova, Barletta e Venezia (418,1). Aosta presenta una situazione singolare: ben 2.078,9 autovetture per mille abitanti, spiegabile con la minore tassazione nell'iscrizione di nuove autovetture.

Anche il numero dei motocicli, 128,5, segna un aumento del 3,9% rispetto al 2008 e del 77,4% rispetto al 2000. Otto sono i capoluoghi di provincia in cui l'indicatore supera il valore di 200: Livorno, Imperia, Savona, Genova, Pesaro, Catania, Rimini e Siena. Villacidro e Sanluri sono invece i comuni con i valori più bassi (rispettivamente 40,5 e 38,4).

Per quanto riguarda il trasporto pubblico urbano (autobus, tram, filobus, metropolitana, funicolare, vaporetto, ascensori, etc.), la media dei viaggiatori per abitante è di 228,7 con decremento rispetto al 2008 dello 0,7%. Nei comuni con popolazione superiore a 250.000 abitanti si registrano 378,3 passeggeri per abitante, mentre nei comuni con popolazione inferiore la domanda è pari a 76,8; in entrambi i casi si rileva comunque una diminuzione rispetto al precedente anno. Nelle grandi città, le necessità di trasporto sono quasi 5 volte superiori a quelle registrate nei capoluoghi più piccoli, confermando lo stretto rapporto tra dimensione comunale e la domanda di trasporti pubblico. In termini numerici, i capoluoghi di provincia del Lazio sono al primo posto per numero di passeggeri per abitante, 487,6, seguiti dalla Lombardia, 463,1, e a distanza, Veneto, Liguria, Friuli Venezia-Giulia e Campania.

Contro l'inquinamento acustico derivante da differenti sorgenti, Frosinone, Campobasso, Pescara e Genova hanno effettuato il maggior numero di campagne per 100.000 abitanti residenti in capoluoghi di provincia. Nel 38,5% dei controlli risulta almeno un superamento dei limiti previsti dalla normativa e soltanto in 71 capoluoghi sono stati approvati i piani di zonizzazione acustica del territorio. Gli strumenti più usati per combattere l'eccessivo livello di inquinamento acustico sono le barriere antirumore e l'asfalto fonoassorbente

La raccolta dei rifiuti urbani nei capoluoghi di provincia registra una flessione dell'1,5% rispetto al totale del 2008 e in particolare la raccolta non differenziata, mentre la raccolta differenziata aumenta del 5,1%, per un valore del 30,4% del totale della raccolta rifiuti. Con 660 kg per abitante, i comuni capoluoghi del Centro Italia sono ai primi posti per produzione di rifiuti urbani; seguono i comuni del Nord-est con 640, le Isole con 602, il Sud e Nord-ovest con 555 kg per abitante. La maggiore raccolta di rifiuti urbani è stata effettuate a Olbia (1,114 kg per abitante), Massa, Rimini, Prato, Forlì, Ravenna, Pisa e Lucca; Isernia, Avellino, Potenza, Tempio Pausania, Belluno, Villacidro e Lanusei (305 kg. per abitante) sono invece agli ultimi posti in termini di raccolta.

Il servizio di raccolta differenziata è presente in tutti i capoluoghi di provincia: 98 di essi hanno esteso il servizio alla popolazione residente e solo 26 hanno raggiunto l'obiettivo del 50% di raccolta differenziata. Il primo in classifica è Pordenone con il 76,7%, a cui fa seguito Novara, Verbania, Asti, Avellino e a cui si contrappongono Siracusa, Messina, Iglesias, Palermo, Enna, Catania, Taranto, Trapani e Vibo Valentia con un percentuale inferiore al 10%. I comuni del Nord-est raccolgono il 44,5% dei rifiuti urbani in modo differenziato, del Nord-ovest il 39,7%, del Centro il 26,9%, del Sud per il 20,4% e delle Isole per il 13,5%. Nel corso del 2009 sono stati raccolti una media di 603 kg per abitante di rifiuti nei capoluoghi di provincia con più di 250.000 abitanti e 606 kg nei comuni più piccoli. Catania, Venezia, Firenze raccolgono rifiuti oltre la media nazionale.

La composizione media della raccolta differenziata è costituita per il 35,2% dalla carta, il 31,7% dai rifiuti verdi, organico e legno, il 12,4% dal vetro e l'11,9% da altro (rifiuti ingombranti, imballaggi misti, etc.), il 5,9% dalle materie plastiche, il 2,7% dai metalli e lo 0,2% dalla raccolta di pile esauste, accumulatori al piombo, rifiuti tossici e infiammabili, farmaci. Differenze emergono nella composizione della raccolta tra grandi e piccoli comuni: 65 kg di carta e cartone per entrambi, 21 kg di vetro per i grandi comuni e 25 nei piccoli, e poi, rispettivamente, 9 e 12 kg di materie plastiche, 4 e 6 kg di metalli, 35 e 81 kg di rifiuti organici.

Nel 2009 il consumo medio pro-capite di acqua per uso domestico è stato pari a 68 m3, ovvero 186,6 litri al giorno. Solo in 29 comuni l'ISTAT ha rilevato un livello di consumo pro capite di acqua superiore alla media. Il minimo valore spetta ad Agrigento con 35 m3 per abitante mentre Monza, 94 m3, è al primo posto per il maggior consumo. 18 comuni del Centro e Sud dell'Italia e 1 solo del Nord ricorrono a misure di razionamento nella distribuzione dell'acqua per uso domestico: di essi sette per brevi periodo e i rimanenti 12 per periodi più lunghi a causa di scarsità della risorsa idrica. Il livello di servizio degli impianti di depurazione delle acque reflue urbane è migliorato, passando dall'89,2% del 2009 all'89,8% del 2009.

Per quanto riguarda i consumi energetici, il gas metano si attesta a 402,5 m3 con un incremento di 0,7 m3 per abitante (+0,25%) mentre l'energia elettrica è pari a 1.207 kW per abitante. Parma è la città che consuma più gas metano, 952 m3 per abitante, e Catania il minimo con 53 m3; per l'energia elettrica Olbia consuma 1.789 kWh per abitante contro i 910 di Campobasso. Le energie rinnovabili sono al centro dell'attenzione da parte delle amministrazioni comunali e pertanto 28 comuni si sono istradati verso il teleriscaldamento. Il solare termico è passato da 0,01 m2 del 2000 a 0,7 m2 del 2009; il fotovoltaico ha riguardato 69 comuni su 116 con una potenza media installata sugli edifici comunali pari a 0,5 kW ogni 1.000 abitanti.

Il verde urbano (aree verdi gestite direttamente o indirettamente da enti pubblici ed esistente nel territorio comunale) è rimasto sostanzialmente stabile nel 2009, essendo pari al 9,3% (+0,04% rispetto al 2008). Olbia e Taranto registrano le più basse densità di verde a gestione pubblica con meno dello 0,05%; al contrario in molte altre città italiane come Pisa, L'Aquila, Massa, Ravenna le percentuali di verde sono elevate ma mostrano una variazione percentuale inferiore a quella della media nazionale. Biella, Verbania, Palermo, Brescia, Roma mostrano invece un incremento più elevato. In assoluto i capoluoghi di provincia dell'Abruzzo (29.1%) e del Lazio (16,4%) sono dotati di una maggiore densità di aree verdi o di interesse naturalistico nel proprio territorio comunale. Toscana, Basilicata, Trentino Alto-Adige, Marche, Emilia-Romagna e Campania si collocano nelle posizioni successive.

Il censimento del verde urbano dovrebbe essere propedeutico alla stesura del Piano del verde urbano, integrativo del Piano Regolatore Generale. Questo documento è però ancora poco utilizzato: infatti, solo il 24,1% dei capoluoghi di provincia dispone di un piano del verde. 31 comuni non hanno mai attuato un censimento del verde; altri comuni come Pescara, Rieti, L'Aquila, Massa, Trieste e Genova hanno effettuato il censimento prima del 2000; Pesaro è l'unico capoluogo ad aver realizzato nel 2009 un censimento del verde urbano.

Dall'insieme dei dati (Tavola 1) emerge ancora una volta una Italia a più velocità, soprattutto per quanto riguarda i consumi energetici, il censimento del verde urbano, la raccolta differenziata dei rifiuti, la distribuzione dell'acqua, la qualità dell'aria, ma è anche evidente lo sforzo compiuto dalle amministrazioni comunali diretto alla riduzione della pressione antropica e al miglioramento della qualità ambientale urbana.

 

Tabella 1

Primi 3 e ultimi 3 comuni capoluogo per i principali indicatori ambientali nel 2009

(fonte: Istat, Dati ambientali nelle città)

Posizione PM 10 (giorni di superamento limite) Raccolta differenziata di rifiuti (quota percentuale di rifiuti) Densità di verde urbano (percentuale su superficie) Domanda di trasporto pubblico (passeggeri per abitante) Consumi di energia elettrica (Kwh per abitante)
Prima Siena 0 Pordenone 76,7 Pisa 71,9 Milano 702,3 Campobasso 910,4
Seconda Foggia 0 Novara 73,0 L'Aquila 43,4 Venezia 628,6 Matera 933,5
Terza Andria 1 Verbania 71,7 Biella 35,0 Roma 533,9 Potenza 939,3
Media Italia 54 Italia 30,4 Italia 9,3 Italia 228,7 Italia 1.206,8
Terz'ultima Torino 151 Iglesias 5,1 Villacidro 0,1 Carbonia 1,7 Carbonia 1.433,9
Penultima Napoli 170 Messina 4,4 Olbia 0,0 Sanluri 0,0 Cagliari 1.644,7
Ultima Siracusa 309 Siracusa 3,8 Taranto 0,0 Villacirdro 0,0 Olbia 1.788,6

 

[1] ISTAT, Indicatori ambientali urbani, Anno 2009.

[2] In alcune elaborazioni sono mancanti di dati riferiti a L'Aquila.

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