
Azzerati i rilevanti sviluppi normativi degli ultimi mesi in materia di riforma dei servizi pubblici locali. Con la sentenza 20 luglio 2012 n.199, la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art.4, D.L. n. 138/2011, convertito con modificazioni in legge n.148/2011, e ulteriormente integrato da dalla legge n. 183/2011 (“legge di stabilità” 2012) e da alcuni recenti interventi, quali il D.L. n. 1/2012 (decreto “liberalizzazioni”) e il D.L. n. 83/2012 (decreto “crescitalia”). In particolare, è stata ritenuta ammissibile la questione di legittimità in relazione all'art. 75, Costituzione che tutela gli effetti abrogativi del referendum e il conseguente divieto di ripristino della normativa investita dalla volontà popolare. La questione era stata posta da separati ricorsi delle Regioni Puglia, Marche, Emilia Romagna, Umbria e Sardegna. Per effetto, si ritorna all'attuazione dei principi comunitari, meno restrittivi e preclusivi, con riferimento all'affidamento in house a società a capitale interamente pubblico.