Otoprotettori elettronici: cuffie e inserti per migliorare la produttività – Leggi l’articolo e guarda il video

Gli otoprotettori elettronici proteggono l'udito e migliorano la produttività, consentendo di sentire i rumori esterni, compresa la voce e gli allarmi

Otoprotettori elettronici. L'eccessiva protezione acustica può rivelarsi controproducente, ma gli otoprotettori elettronici possono rappresentare una valida soluzione. Negli ambienti molto rumorosi non è sufficiente proteggere il lavoratore dal potenziale danno provocato da un’eccessiva esposizione, ma è anche indispensabile non fargli indossare dispositivi con un’alta attenuazione acustica, non necessaria.

L’iperprotezione può provocare difficoltà nella comunicazione fra colleghi, nella percezione dei segnali di avvertimento e allarme e dei mezzi in movimento. La sensazione di totale isolamento dal contesto esterno può spingere così il lavoratore a non utilizzare l’otoprotettore per tutta la durata dell’esposizione al rumore.

L’evoluzione delle cuffie acustiche

I dispositivi tradizionali (detti anche “passivi”) sono a volte mal sopportati, perché creano un senso di disagio dovuto all’occlusione e al surriscaldamento dei padiglioni auricolari. Si tratta, in questo caso, di cuffie rivestite internamente di materiale fonoassorbente e in grado di attenuare i suoni in modo progressivo con l’aumentare delle frequenze

La protezione acustica passiva attenua i suoni provenienti dall’esterno, compresi i segnali di pericolo, e questo potrebbe diminuire il livello di sicurezza nei luoghi di lavoro.

Viceversa, gli otoprotettori elettronici hanno il vantaggio di garantire un’adeguata protezione dal rumore e, contemporaneamente, consentire una migliore comunicazione con l’ambiente esterno.

Si parla, in questo caso, di cuffie ad attenuazione controllata o con microfoni ambientali la loro caratteristica è di impedire alle frequenze nocive (superiori a dB 85) di raggiungere l’orecchio, pur continuando a favorire la comunicazione verbale.

Questa doppia funzionalità è resa possibile dalla presenza, all’interno delle cuffie (otoprotettori elettronici), di speciali microfoni in grado di aumentare la ricezione dei suoni più bassi e di potenziarli, come ad esempio i suoni del parlato, con un effetto stereo completo. Le cuffie auricolari attive (otoprotettori elettronici) possono essere dotate di dispositivi radio integrati o di essere collegate a qualsiasi tipo di ricetrasmettitore.

 

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Otopropettori elettronici e norme tecniche

La norma tecnica Uni En 458:2016 “Protettori dell'udito - Raccomandazioni per la selezione, l'uso, la cura e la manutenzione” suggerisce sistemi di protezione con possibilità di comunicazione se l’intellegibilità del parlato o l’ascolto del segnale di allarme è critico. La norma suggerisce cuffie o inserti con funzione leve-dependent (ovvero: microfoni ambientali) per gli ambienti con suoni intermittenti o impulsivi.

Otoprotettori elettronici: i risultati della ricerca dell’Università di Lund

Un recente studio della Facoltà di Ingegneria civile dell’Università di Lung, in Svezia, ha dimostrato che l’utilizzo delle cuffie 3M™ PELTOR™ WS™ LiteCom può contribuire a migliorare la percentuale di lavoro effettivo di una squadra dal 71% a oltre l’86%.

L’indagine si è svolta in un cantiere edile, un contesto scelto per la natura ripetitiva e omogenea delle mansioni svolte, più adatto quindi al confronto fra due campionamenti di attività realizzate in settimane separate.

L’osservazione della squadra ha preso in esame quattro responsabili (tre operatori specializzati e sei operai) che hanno eseguito lavori di movimento terra, riempimento, posa e saldatura di tubi, utilizzando - nel corso della prima settimana - cuffie di protezione tradizionali e, nella seconda, cuffie attive 3M™ PELTOR™

Lo studio ha quantificato la durata dei tempi di inattività in cantiere. Le attività definite di “lavoro effettivo” sono quelle che danno direttamente valore aggiunto al progetto. Le singole misurazioni di periodi di inattività superiori al minuto sono invece le cosiddette downline. I periodi di downline – fino a un massimo di un’ora – comprendono i tempi di inattività necessari per il lavoro supplementare, come camminare da un punto all’altro del cantiere, leggere i disegni, cercare i materiali e le attrezzature, parlare con i colleghi per risolvere i problemi. I periodi di inattività superiori all’ora vengono definiti “fermi di tempo”.

L’indagine dei ricercatori svedesi ha evidenziato una downline di 590 minuti durante il primo periodo di osservazione e un’altra di soli 320 minuti nella seconda settimana di attività. Nella prima analisi sul campo è stata rivelata, inoltre, una durata di lavoro effettivo di 1.700 minuti che ha raggiunto, invece, i 2.080 minuti nella settimana seguente.

Applicando questi risultati a un progetto con una durata media di 26 settimane si ottiene quindi un risparmio di tempo di circa un mese di lavoro. Grazie all’introduzione degli otoprotettori elettronici è possibile rendere più agevoli ed efficaci gli scambi verbali tra i lavoratori per migliorare la produttività dell’intera squadra.

(di Costanza Peretti)

 

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