Esg: sostenibilità e organizzazioni

L’approccio alla sicurezza negli ambienti di lavoro ha subito una notevole evoluzione nel corso del tempo. Trattandosi di un avvenimento al di là della possibilità di controllo puntuale, una tipica strategia era quella di rivolgersi al soprannaturale: nel mondo classico le attività lavorative avvenivano di volta in volta personificate in dei ed eroi: Efesto, Eracle sono solo alcune tra le numerose figure mitologiche che hanno a che fare con attività lavorative; dal in poi cristianesimo ci si è affidati in seguito ai santi patroni. Più recentemente, l’avvento della direttiva sociale, la 89/391/Cee che dà l’impronta al titolo I del nostro testo unico, il decreto legislativo 81 del 2008, passando per lo storico decreto n. 626 del 1994, l’attenzione si sposta sulle organizzazioni, inclusi finalmente anche gli aspetti psicosociali

Esg.

L’approccio alla sicurezza negli ambienti di lavoro ha subito una notevole evoluzione nel corso del tempo. Trattandosi di un avvenimento al di là della possibilità di controllo puntuale, una tipica strategia era quella di rivolgersi al soprannaturale: nel mondo classico le attività lavorative avvenivano di volta in volta personificate in dei ed eroi: Efesto, Eracle sono solo alcune tra le numerose figure mitologiche che hanno a che fare con attività lavorative; dal in poi cristianesimo ci si è affidati in seguito ai santi patroni. Più recentemente, l’avvento della direttiva sociale, la 89/391/Cee che dà l’impronta al titolo I del nostro testo unico, il decreto legislativo n. 81 del 2008, passando per lo storico decreto n. 626 del 1994, l’attenzione si sposta sulle organizzazioni, inclusi finalmente anche gli aspetti psicosociali.

Rinnova l'abbonamento ad Ambiente&Sicurezza, clicca qui

Esg: quando la tecnica non basta

Già l’art. 2087 del codice civile, pietra miliare della responsabilità del datore di lavoro, possedeva in fieri molti germi della successiva evoluzione, come la “tutela della personalità morale” che il legislatore affiancava all’integrità fisica dei prestatori d’opera. Un embrionale “benessere organizzativo”, indispensabile al funzionamento corretto di qualsiasi realtà produttiva, era già percepito allora come elemento fondamentale.

I professionisti che si occupano di sicurezza sovente si rendono conto quanto l’approccio tecnico non sia sufficiente di per sé per il raggiungimento degli obiettivi che ci si propone. La risposta a questo dato di fatto oscilla tra due estremi, che si possono sintetizzare con le metafore del cacciavite e degli occhiali. Spesso, si attribuisce il livello inaccettabile (in quanto ancora molto carente) delle prestazioni dei nostri sistemi di gestione della salute e sicurezza sul lavoro a disfunzioni nella loro applicazione, e si è convinti che sia possibile migliorarne gli esiti, semplicemente “applicandosi” con maggiore diligenza. Alcuni tecnici, però, spinti anche dall’allargamento del campo che le tematiche Esg stanno introducendo nel mondo del lavoro, vanno in cerca di occhiali nuovi, iniziando a esplorare le opportunità di applicare alcuni modelli contemporanei innovativi, allo scopo di migliorare la conoscenza delle dinamiche delle organizzazioni di cui curano gli aspetti legati alla sicurezza, con il fine di incidere su di esse con maggiore cognizione di causa ed efficacia.

Esg e Rspp, leggi il contenuto

Si pensi a questo proposito a uno sviluppo relativamente recente di queste riflessioni, ovvero la dignità attribuita oggi, anche da chi parta dall’approccio più prettamente tecnico, alle cosiddette «Nts», le Non-technical skill in ambito safety. Un esempio banale: introducendo in reparto una nuova istruzione operativa scritta in times corpo 10, che giunge a un lavoratore in quel momento soggetto a stress lavoro correlato, in un ambiente inadeguato, si sarà ben compiuto il proprio “dovere minimo”, tutelando legalmente e formalmente il proprio ruolo e magari anche il datore di lavoro, ma non si sarà ottenuto alcun miglioramento nella sicurezza effettiva, concreta, non costruita a tavolino e non messa in atto solo per ottemperare a un obbligo di legge.

Del resto, le condizioni psicofisiche, le competenze qualora siano date per scontate o certificate frettolosamente, la demotivazione degli operatori nel quotidiano, dovendosi confrontare con l’incoerenza organizzativa, e potenziali lacune informative possono penalizzare molti dei nostri sforzi.

Nella gestione effettiva della sicurezza, non si può prescindere dal ruolo cruciale della leadership, dal decision-making ma anche dalla capacità di lavorare in gruppo (pensiamo a quanto questo sia importante in attività complesse e ad alto rischio) e dalla resistenza allo stress. Esistono quindi basi teoriche e scientifiche che partono da lontano, e da altri settori, e che possono risultare utili a chi si occupi di sistemi di gestione.

La selezione naturale, darwiniana, resta intanto l’inevitabile sfondo entro cui si muovono le organizzazioni. Immaginiamocele idealmente come esseri viventi, agenti del proprio destino, e che proprio come gli organismi in natura tanto più risultano flessibili, più si dimostrano in grado di sopravvivere al tumulto della competizione, intesa come abilità di risultare compatibili con il proprio ambiente che cambia.

Esg: una metafora dal mondo biologico

L’irruzione dei temi ambientali nel mondo della governance aziendale, contaminazione tra discipline differenti tipica dei processi creativi, non è avvenuta in una sola direzione, finalizzata a definire sistemi per la protezione dell’ambiente, ma ha anche portato ad adottare visioni nate da mondi e ricerche paralleli, come la biologia, studiando i processi viventi per descrivere le organizzazioni. È il caso della affascinante teoria dell’autopoiesi, nata dalla collaborazione di due brillanti scienziati cileni.

Il pensiero è sempre al centro di tutte le attività “di successo” per l’individuo e i gruppi sociali, ma va orientato funzionalmente ed essere in grado, per così dire, di ripensare sé stesso. Il termine autopoièṡi fu coniato nel 1980 dai due biologi Humberto Maturana e Francisco Varela, ed è indicata nell’enciclopedia Treccani come «la capacità di riprodurre sé stessi che caratterizza i sistemi viventi in quanto dotati di un particolare tipo di organizzazione, i cui elementi sono collegati tra loro mediante una rete di processi di produzione, atta a ricostruire gli elementi stessi e, soprattutto, a conservare invariata l’organizzazione del sistema». Lungi dal rappresentare un comportamento “rigido” foriero di staticità, il concetto di autopoièsi pone in evidenza i rapporti tra le parti, le interconnessioni tra elementi diversi del sistema che, per riprodursi e sopravvivere, deve contare sul reciproco scambio di informazioni. Per questo motivo, questa teoria è uscita dall’ambito ristretto della biologia per essere a pieno titolo considerata elemento di innovazione sul fronte della teoria dei sistemi.

Si pensi, infatti, ai vari sistemi di gestione, all’importanza che hanno alcuni aspetti, non solo procedurali bensì sostanziali, quali il monitoraggio da parte di auditor indipendenti, ai fini del controllo e dell’immediato aggiornamento del sistema appena un elemento nuovo, endogeno o esogeno (evento, normativa, sfida del mercato) comporti la necessità di ripensare e adeguare l’organizzazione e i protocolli stessi. Cambiare per garantire stabilità ed evoluzione, in modo rapido ed efficace. Qualcuno ricorderà la famosa frase pronunciata da Tancredi, personaggio del celebre libro Il Gattopardo di Giuseppe Tommasi di Lampedusa «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. Parafrasandola, potremmo dire che perché un sistema di gestione sia vitale, è necessario che rispecchi le sfide effettive e sappia rinnovarsi per massimizzare i risultati attesi. L’obiettivo “infortuni zero” sul fronte della sicurezza e salute può essere un valido risultato da auspicare così come il raggiungimento del difficile equilibrio sistemico che garantisce la sostenibilità, ovvero la capacità di perpetuare le proprie funzioni senza distruggere le risorse future.

Un altro passaggio chiave è la capacità di mantenere flussi vitali di informazioni tra una parte e l’altra del sistema, evitando la potenziale sua sclerosi, i blocchi, gli scambi inefficaci o incompleti. Qui con un po' di “mestiere” si ricordi la facilità con cui si può far rientrare una valutazione stress lavoro correlato in una condizione di fascia verde con la semplice interpretazione soggettiva di alcuni parametri. Una prassi, dato che non tutti i Rls hanno la possibilità di rispondere con estrema serenità. In questo parallelismo, possiamo fare mente locale a molte organizzazioni elefantiache ormai prossime a decadere, o già decadute a “insieme”, ovvero a corpo morto non più in grado di rinnovarsi e raggiungere i propri obiettivi.

Box 1

ARRICCHIRE LA SOCIETÀ CON L’ESG

L’approccio Esg riguarda temi consolidati del mondo della produzione: la relazione con l’ambiente, i gruppi sociali interessati alle attività dell’azienda e il modo in cui questa viene gestita. La risposta che il mondo si attende, però, va oltre quella che è stata data finora. Le organizzazioni economiche non servono esclusivamente ad alimentare la prosperità delle persone che le controllano o che le gestiscono ai più alti livelli, ma devono anche arricchire la società all’interno della quale esse vivono. Uno degli aspetti su cui è necessario lavorare, per sperare di raggiungere questo risultato, è come l’azienda stessa funziona e vive, andando oltre l’usurata visione meramente organizzativa.

In una logica autopoietica (ovvero, che si autoriproduce in modo funzionale e autonomo), si coglie quindi l’aspetto forse più difficile da realizzare in concreto nelle nostre organizzazioni: guardarsi allo specchio. Conoscersi a fondo, non raccontarsi bugie, non ricercare il plauso a tutti i costi (per rientrare nei parametri di sicurezza anche in modo fittizio) magari per fare bella figura con gli stakeholder. La ricerca della verità è un punto di partenza imprescindibile per disinnescare le mille piccole bombe che minacciano il sistema, fare tesoro dei near miss e, in ultima analisi, rinascere sempre più competitive.

Esg: come vivono le organizzazioni?

La metafora biologica applicata alle organizzazioni produttive porta, dunque, a occuparsi di come queste “vivono” e a ricercare, identificare e analizzare per migliorare i loro processi metabolici (fuor di metafora: funzionali).

Iso 44001 è il sistema di gestione per il lavoro collaborativo. A differenza degli altri sistemi di gestione, la cui funzione è quella di raggiungere particolari obiettivi come output dei processi, ad esempio la capacità di produrre con continuità beni o servizi richiesti sul mercato perché soddisfano i requisiti dei clienti o tutelare l’ambiente o la salute e la sicurezza dei lavoratori. Il lavoro collaborativo «semplicemente» aiuta le organizzazioni a lavorare meglio. La definizione del sistema di gestione è basata quindi sull’esercizio di comprensione dell’organizzazione e del suo contesto. Chiaramente, in questo particolare caso l’oggetto dell’esame non sarà semplicemente l’organizzazione in quanto tale, ma bisognerà avere ben chiare le relazioni tra i soggetti che si vogliono fare interagire al “meglio”.

L’allegato 7 della norma descrive le principali relazioni di lavoro che si possono creare: dall’esternalizzazione di processi organizzativi, all’interessante business ecosystem, anche qui troviamo una metafora biologica – descritto come una «rete interindustriale e co-evoluzione di individui (consumatori, parti interessate), organizzazioni (organizzazioni principali, clienti, fornitori, distributori, entità associate) e istituzioni (ad esempio regolatori, media e istituzioni finanziarie) che instaurano relazioni, formali o informali, in modo diretto o indiretto competendo e collaborando contemporaneamente alla progettazione, sviluppo, produzione e consegna dei prodotti».

Esg: la partenza

Come si può immaginare, questo standard non si distacca in modo radicale dai processi che si sono consolidati per tutti i sistemi di gestione basati su Hls. Iso 44001 fornisce il suo contributo chiave e originale con i requisiti del capitolo 8, «Operation», che propone un ciclo a otto fasi per l’inizializzazione, lo sviluppo e la conclusione dei rapporti di lavoro collaborativi:

  • consapevolezza operativa;
  • conoscenza;
  • valutazione interna;
  • selezione del partner;
  • lavorare assieme;
  • creazione del valore;
  • restare assieme.

(Esg.)

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome