Made Green in Italy: le nuove opportunità di sviluppo

Made Green in Italy
Prospettive sia per i produttori nazionali che intendono avvalersi di questo nuovo strumento, a cavallo tra la politica ambientale e il marketing aziendale, ma anche per gli enti di verifica di parte terza indipendente accreditati

La pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto del ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare 21 marzo 2018, n. 56, ha dato vita al Made Green in Italy, uno schema nazionale volontario per la valutazione e la comunicazione dell'impronta ambientale dei prodotti nazionali, gestito dal ministero dell’Ambiente e applicabile ai prodotti, intesi come beni e servizi, inclusi i prodotti intermedi e i semilavorati.

L’obiettivo è orientare le iniziative del sistema produttivo italiano verso l’utilizzo dell’impronta ambientale come leva per il miglioramento e la valorizzazione del “made in Italy”, al fine di promuoverne la competitività nel contesto della crescente domanda, nazionale e internazionale, di prodotti a elevata qualificazione ambientale.

In particolare, i soggetti che vogliono aderire devono:

  • effettuare uno studio di valutazione dell’impronta ambientale per il prodotto per il quale vogliono ottenere il marchio. I risultati dello studio vanno poi descritti in forma sintetica in una dichiarazione di impronta ambientale di prodotto (Diap);
  • produrre un documento, in forma di autocertificazione, attestante la conformità a tutte le pertinenti disposizioni di legge relative all'impatto sull'ambiente del proprio prodotto;
  • adottare ufficialmente un programma e degli obiettivi di miglioramento;
  • inviare lo studio di valutazione dell’impronta ambientale e la Diap al ministero dell’Ambiente unitamente al certificato di verifica e convalida. La procedura di verifica, comprendente sia un’analisi documentale sia una verifica ispettiva presso il soggetto richiedente, effettuata da un verificatore di parte terza indipendente accreditato.

Si aprono, quindi, notevoli opportunità:

  • per i produttori nazionali che intendono avvalersi di questo nuovo strumento, a cavallo tra la politica ambientale e il marketing aziendale;
  • per gli enti di verifica di parte terza indipendente accreditati.

Clicca qui per leggere l'approfondimento sul tema a cura di Fabio Iraldo, professore ordinario di Management presso la Scuola Superiore di studi universitari e di perfezionamento Sant'Anna (accesso riservato agli abbonati)

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